Regia di Roman Polanski vedi scheda film
Un comeback magistrale per Polanski. All'età di 86 anni, il regista polacco ha il coraggio di proporre una minuziosa rievocazione storica dell'affaire Dreyfus che sconvolse la Francia di fine 800, la cui eco si sentirà in molte opere letterarie compresa quella di Proust, ma che al cinema non era mai stata trattata con un rigore e un approfondimento paragonabile (mi risulta che un vecchio film hollywoodiano su Zola con Paul Muni ne parli, ma non credo possa esserci davvero un paragone con questo film). La sceneggiatura è densa di fatti e di personaggi, mantiene al centro la figura del colonnello Picquart e della sua indagine che lo porterà a scoprire molte verità scomode e infamanti, con un approccio cronachistico e antispettacolare sicuramente non facile per il pubblico meno esigente, ma che alla lunga ripaga ampiamente dello sforzo intellettivo richiesto. Dunque il film non è per nulla noioso ma appassionante, una requisitoria contro la corruzione e la disonestà che può avere molti agganci con il presente e potrebbe alludere anche a situazioni personali del regista, ma questi riferimenti non devono distrarre dalla forza dell'opera e dalla pregnanza dei contenuti, esaltati da uno stile classicheggiante che non ha nulla di accademico e non scade nella maniera. I contributi tecnici sono di prim'ordine e il cast risulta notevole, in primis il premio Oscar Jean Dujardin che mette in rilievo una tempra di attore ancora poco conosciuta da noi, ma infallibile nella ricchezza di sfumature che conferisce al militare assetato di giustizia e verità. Louis Garrel come Dreyfus ha poche scene ma figura benissimo nel restituire la dignità calpestata e l'orgoglio del militare ebreo, si apprezza anche la compagna del regista Emmanuelle Seigner ormai piuttosto invecchiata ma ben calibrata nel personaggio dell'amante di Picquart. Un film di indubbia rilevanza estetica e morale, al di là delle polemiche strumentali che lo accompagnano, forse tra i migliori dell'anno.
Voto 9/10
L'ufficiale e la spia (2019): Louis Garrel
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"approccio cronachistico e antispettacolare sicuramente non facile per il pubblico meno esigente"
"può avere molti agganci con il presente e potrebbe alludere anche a situazioni personali del regista, ma questi riferimenti non devono distrarre"
"Un film di indubbia rilevanza estetica e morale, al di là delle polemiche strumentali che lo accompagnano"
Direi proprio che condividiamo la stessa linea di pensiero. Roberto
Grazie mille Roberto, mi fa piacere che condividi alcune frasi che ho scritto e nel frattempo ho letto la tua recensione che è ugualmente molto interessante e approfondita
Concordo con il tuo parere Stefano, di certo uno dei migliori dell'anno. Per me il migliore e, come ho scritto in calce alla recensione di Roberto, l'ho già visto un paio di volte!
Un saluto.
Grazie Paolo, io l'ho visto ieri sera e subito mi sono reso conto che era un'opera speciale! Sono contento che nonostante i tanti impegni riesci a trovare il tempo di andare al cinema! Un caro saluto a te
Io lo devo ancora vedere e da quanto hai scritto dovrebbe darmi molta soddisfazione. Inoltre io sono una fan frustrata di Jean Dujardin,che dopo The Artist è andato nel dimenticatoio ingiustamente perché ha notevolissime qualità attoriali. Sono contenta che qui sia apprezzato.Ciaoe grazie per la chiara e incoraggiante recensione.:)
Ciao Anna il mio modesto consiglio è di andare a vederlo al più presto. Dujardin è bravissimo e in effetti anche io l'avevo perso di vista e credo che in Italia si è visto poco dei suoi film
"con un approccio cronachistico e antispettacolare sicuramente non facile per il pubblico meno esigente, ma che alla lunga ripaga ampiamente dello sforzo intellettivo richiesto"
Da vedere allora, sembra un film di un regista molto più giovane di quanto l'età di 86 anni ci dica in pratica.
La vicenda si presta anche a rimandi al presente tra l'altro.
Hai ragione, Polanski per la sua età anagrafica è un regista molto più dotato e competente e capace di affrontare argomenti difficili come in questo caso rispetto ai suoi colleghi più giovani
io sono già alla seconda visione e ne ho in programma un'altra (questa volta in lingua originale). Ovviamente anche io condivido tutto della tua recensione (e in particolare le frasi evidenziate da Roberto).
Ti ringrazio Valerio, in questo caso non credo che lo vedrò una seconda volta al cinema, ma la mia visione è stata per fortuna attenta e concentrata. Ho visto due volte The Irishman, Dolor y gloria e La favorita
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