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L'ufficiale e la spia

Regia di Roman Polanski vedi scheda film

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La recensione su L'ufficiale e la spia

di supadany
10 stelle

Venezia 76 – Concorso ufficiale.

Non esiste peggior sordo di chi non vuol sentire. Di fronte a una o più persone del genere, non c’è fact checking che tenga, qualsiasi considerazione, anche la più pertinente, viene rispedita direttamente al mittente, con tanto di timbro indispettito.

Questo accade anche (o soprattutto?) al cospetto di fatti spinosi dall’ampia portata, con organi di potere intenzionati a consegnare al pubblico la vittima designata, senza tornare sui propri passi per alcuna ragione, come se non fosse ammissibile alcun tipo di colpa. Di fatto, per non intaccare l’immagine di fronte al mondo, c’è chi condanna un innocente salvando un temibile nemico, trasformandolo dunque in un mostro legittimato dall’alto e libero di proseguire indisturbato la sua nociva attività.

Con L’ufficiale e la spia, Roman Polanski porta in scena l’affare Dreyfus, un caso emblematico di quanto una stortura di Stato possa essere stoltamente difesa e protratta, dello spirito di sacrificio di chi trasforma l’integrità etica e morale nella propria stella polare, di come le apparenze modellino il sentire comune e le menzogne siano resistenti per anni prima di venir debellate una volta per tutte.

Francia, 1984. In seguito alla condanna inflitta per alto tradimento ad Alfred Dreyfus (Louis Garrel), accusato di essere una spia al servizio dei tedeschi, il commissario Georges Picquart (Jean Dujardin) viene promosso a capo dell’unità del controspionaggio.

Andando oltre la coltre di apatia dei colleghi, scoprirà che l’attività contro la Francia è ancora attiva e che Dreyfus non era colpevole delle imputazioni attribuitegli. Nonostante l’incontestabilità delle prove raccolte, per imporre la giustizia dovrà combattere contro i mulini a vento, sfidando le più alte cariche militari, con tutti i rischi personali contemplati da una lotta ad armi impari.

 

Louis Garrel, Jean Dujardin

L'ufficiale e la spia (2019): Louis Garrel, Jean Dujardin

 

L’ufficiale e la spia è la trasposizione dell’omonimo romanzo scritto da Robert Harris, lo stesso autore da cui proprio Roman Polanski trasse L’uomo nell’ombra, un’altra spy story disegnata da un acuto osservatore (incredibile pensare sia un fresco ottantaseienne), con più layer di lettura e la disponibilità di svariate soggettive da cui rivoltarlo.

A tutti gli effetti, è una gigantesca dissertazione storica, sociale e comportamentale, insediata oltre un secolo fa ma tranquillamente esportabile ai giorni nostri, senza dimenticare corsi e ricorsi personali dello stesso regista.

Al suo interno, troviamo tanto materiale in grado di indignare chi crede in un mondo migliore e giusto. Domina la giustizia a buon mercato, da maggioranza silenziosa che non mette in dubbio nemmeno una virgola di quanto emanato dagli organi di potere e l’innocente è disonorato e umiliato in pubblica piazza. Inoltre, la discriminazione è superiore agli indizi concreti e quella della sicurezza nazionale non è nient’altro che una scusa, ottima per ottenere un’immarcabile libertà di manovra e autoassolversi per il fatto di non essere realmente colpevoli.

Uno scenario avverso, combattuto da un uomo solo, la cui caratura morale gli impedisce di nascondere la testa sotto la sabbia, con conti che non tornano già al primo frettoloso controllo e ostacoli spigolosi. Solo nel nome della giustizia, questo eroe può combattere infischiandosene delle conseguenze. Solo dall’alto della sua intelligenza, può capire che tra il bianco e il nero sussistono numerose tonalità di grigio.

Uno scontro tra la rettitudine dell’uomo senza macchia né paura e il sistema, che Roman Polanski riproduce in una ragnatela in espansione, con un meccanismo a orologeria e automatismi inappuntabili, senza apporre nessuna cornice plastificata, addirittura encomiabile quando s’infila in tribunale (un frangente che spesso annaspa nella maniera), con un Jean Dujardin misurato e invecchiato, un protagonista dalla statura impeccabile.

 

scena

L'ufficiale e la spia (2019): scena

 

Di fronte a un’opera del valore de L’ufficiale e la spia non bisogna aver paura di esporsi. Si può tranquillamente parlare di una lectio magistralis in cui la ricostruzione è meticolosa e affilata eppure sembra fuoriuscita con estrema facilità, una manifestazione anticipata di germi pronti a fibrillare su scala mondiale, con gli applausi e le ingiurie scaraventate dal popolo sui soggetti sbagliati, la violenza verbale che produce frutti avvelenati, l’etica piegata dalla convenienza poiché è consigliabile credere in ciò che fa comodo, con la coscienza che rimane la bussola di pochi illuminati.

Composto e pulsante, fiero e autorevole, implacabile e spugnoso.

Semplicemente esemplare.

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