Regia di Roman Polanski vedi scheda film
Questo film viene definito da molti uno dei migliori film di Roman Polanski.
Sono sincero, io lo trovo un bel film, un buon film, ma tutto sommato non la sua migliore pellicola.
Polanski non può tirare fuori tutta la sua fantasia e estro artistico, perché la sceneggiatura è in qualche modo imposta, in quanto è una storia vera: Dreyfus è effettivamente esistito.
È probabile che questo sia uno dei motivi per cui ho notato che la regia di Polanski un po’ più tirata rispetto ad altre volte: in qualche modo direi meno libera.
Il film in sé è comunque ben diretto e interpretato: ha una prima parte più lenta dove il regista, cerca di dare spiegazioni su quello che accadrà nella seconda parte: questo forse, è il problema maggiore di questa pellicola.
La fotografia, certe volte sbiadita, rende l’idea di una storia lontana da noi e ancora non del tutto chiara.
Interessanti alcuni momenti della pellicola: come la scena in cui l’avvocato di Emile Zola subisce un agguato.
Scena che, oltre a riprendere il film l’affare Dreyfus del 1899 di Méliès, richiama anche l’idea che la tranquillità di quel momento vicino al fiume (posto adatto per le passeggiate) sia sconvolta da un sì efferato evento
Un po’ come la Francia che aveva la necessità di svegliarsi da quel torpore che si era creato intorno all’affare Dreyfus.
Altra scena di forte significato è quella in cui Picquart torna a casa, dopo essere stato sballottato attraverso tutto il mondo francese conosciuto e trova l’appartamento totalmente rovistato. Lui decide così di suonare il pianoforte, di trovare quel momento di tranquillità in una Francia scossa dalla corruzione.
Memorabile, inoltre, la scena dell’articolo J’accuse Di Emile Zola: letto da tutti corrotti francesi ma nessuno sembra sentirsi responsabile.
D’altronDe, il titolo originale è propio “J’accuse” quindi l’accento sull’articolo di Emile Zola è molto evidente. Se noi vediamo il film, con questo titolo e non quello ridicolo italiano, gran parte del film cambia di significato.
Un J’accuse che potrebbe anche richiamare la vita di Polanski: non certo santa, ma sicuramente difficile.
In conclusione, ultima sensazione che lascia il film di Roman Polanski è quella di aver premuto sull’acceleratore dell’odio antisemita francese di quegli anni.
Il film è una di quelle pellicole che va vista, perché è comunque entrata nella storia del cinema: resta per me un ottimo film, ma probabilmente non il migliore di Polanski.
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