Regia di Roman Polanski vedi scheda film
L’ufficiale e la spia, titolo originale J’accuse, è un bel film di coproduzione franco-italiana del 2019, regista Roman Polanski, che ha come oggetto il cosiddetto “Affare Dreyfus”, un errore giudiziario che scosse l’Europa alla fine dell’ 800.
E’un film che personalmente ho rivisto con piacere per la seconda volta apprezzandone, oltre alla interpretazione di Jean Dujardin, che interpreta l’ufficiale francese Piquard che denunciò l’errore giudiziario dando l’avvio allo scandalo dell’ “Affare Dreyfus”, anche la fotografia, la sceneggiatura e la ricostruzione storica di questa famosa vicenda.
Il film racconta la vicenda di Alfred Dreyfus, capitano dell’esercito francese accusato e condannato come traditore nel 1894 per avere passato documenti segreti all’impero tedesco e degradato e condannato a trascorrere i suoi ultimi anni sull’Isola del Diavolo al largo della Guyana francese.
La sua storia è nota come “Affare Dreyfus” per la risonanza che ebbe in Francia e non solo in Francia per le prove accumulate contro di lui rivelatesi poi false ma che i vertici militari non volevano riconoscerle come tali per non dovere ammettere di avere condannato ingiustamente l’ufficiale, per di più da molti ritenuto già colpevole per il fatto di essere ebreo e proveniente da una famiglia facoltosa.
Il film ricostruisce la vicenda descrivendo gli sforzi dell’ufficiale Georges Piquart chiamato a dirigere nel 1895 la Sezione Statistica (l’allora Servizio di Intelligence Militare Francese) che scoprì che un altro militare era il vero colpevole e che Dreyfuss era stato solo un capro espiatorio vittima di un processo troppo frettoloso. Piquart si dovette battere per lunghi anni per dimostrare che le prove prodotte contro Dreyfus erano state falsificate dallo Stato Maggiore dell’esercito e dovette affrontare anche il carcere accusato di insubordinazione e di diffamazione insieme al celebre scrittore Emile Zola che pubblicò sul quotidiano francese l’Aurore una denuncia al Presidente della Repubblica delle irregolarità del processo contro Dreyfuss con un articolo intitolato J’accuse. Si decise di sottoporre Dreyfus ad un nuovo processo facendolo tornare in Francia, sia pure da recluso in attesa di un nuovo giudizio. Nuovamente condannato nel 1899 per coprire le responsabilità dello Stato Maggiore dell’esercito, tuttavia a Dreyfuss venne concessa la grazia. Solo dopo altri 7 anni Dreyfuss venne riconosciuto innocente e reintegrato. Il film termina con un incontro tra Piquard, nel frattempo divenuto ministro della Guerra, e Dreyfuss che chiede gli vengano riconosciuti gli anni trascorsi in prigione per un avanzamento di grado a tenente colonello, non ottenendo per altro tale concessione per un clima politico nuovamente cambiato. I due personaggi non si incontreranno mai più.
Il film rispecchia abbastanza fedelmente la vicenda reale ed il contesto storico e politico dell’epoca, così come l’indignazione che l’errore giudiziario suscitò in tutta Europa. Si dice che il Presidente francese concesse la grazia a Dreyfus nel settembre del 1899, subito dopo la conferma della sua condanna al secondo processo, per le ripercussioni internazionali che portarono diversi Paesi a minacciare di boicottare la partecipazione all’Esposizione universale del 1900 a Parigi indignati per l’evidente ingiustizia e le polemiche che imperversavano in Francia.
Il film venne presentato in anteprima nel 2019 alla 76° Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia premiato con il Leone d’argento Gran premio della giuria. Alla sua uscita incassò più di un milione e duecentomila euro ponendosi al primo posto nella classifica di botteghino, nonostante l’ostracismo e la strumentalizzazione da parte della presidente della giuria Lucrecia Martel e dell’attrice Valentine Monnier di volere fare boicottare il film per le accuse di violenze sessuali che erano state mosse nella vita privata al regista Polanski, il quale per altro per questo film fu premiato nel 2020 del Premio César come migliore regista e migliore adattamento cinematografico.
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