Regia di Jean Eustache vedi scheda film
FESTIVAL DI CANNES 75 - FUORI CONCORSO
Madre e puttana sono le due figure femminili solo apparentemente antitetiche che finiscono per divenire il riferimento di vita, oltre che il materiale sostentamento fisico, psicologico e sessuale, per lo sfaccendato parigino Alexandre (Jean Pierre Léaud), nullafacente con velleità di scrittore che trascorre le sue giornate tra un bar del quartiere di Saint-Germain-des-Près e le sue avventure erotico-sessuali con le ragazze che incontra.
Alexandre infatti, proprio a causa di questo suo atteggiamento immaturo e libertino, è da alcuni mesi stato lasciato dalla fidanzata che gli preferisce un pretendente più dinamico e coscienzioso, e per distrarsi da questa frustrazione, l'uomo ha iniziato a frequentare una bella quarantacinquenne, Marie (Bernadette Lafont) che ha finito per mantenerlo, essendo la titolare di una piccola boutique di abbigliamento intimo femminile.
Il rapporto tra i due è libero, al punto che la coppia si racconta le reciproche avventure occorse.
Il giorno in cui Alexandre si imbatte nella giovane infermiera Véronika (Francoise Lebrun), ragazza disinibita quanto Alexandre risulta libertino, tra i due scoppia una attrazione forte, che li vede iniziare a frequentarsi assiduamente, a volte persino a casa della matura Marie.
La quale, a differenza delle precedenti avventure del giovane, si dimostra stavolta frustrata e isterica all'idea che i due si frequentino, stressata al punto da arrivare a cercare di togliersi la vita.
Nel tira e molla che rende Alexandre quasi un uomo-oggetto tra le due contendenti, sarà proprio Alexandre a perdere entrambe le donne, e a ritrovarsi ancora solo, più solo e sfaccendato che mai.
La maman et la putain è uno dei rari lungometraggi di Jean Eustache, e certamente il suo film più famoso, oltre che il suo capolavoro.
Un film che trasuda erotismo e sensualità nervosa frutto dell'isteria di non potersi esprimere in altri modi se non amando fisicamente, e che è divenuto presto il simbolo di una scuola di cinema specchio dell'epoca post sessantottina, in cui le speranze e le illusioni che animarono molti giovani durante i moti di protesta, si sono tradotti in un ricordo lontano fatto di nostalgia e soffocato dal ritorno in auge di una gerarchia borghese in cui lo status sociale influenza ogni scelta e ogni opportunità.
La società si avvia a trasformarsi in una macchina programmata per produrre e guadagnare, emarginando i filosofi, gli osservatori, e chi non ha la forza caratteriale per imporsi e vendersi bene.
Eustache si rispecchia probabilmente in modo completo nel fallimento del protagonista, e la drammatica fine del cineasta, suicida solo pochi anni dopo l'uscita di questo sua pietra miliare cinematografica, probabilmente è il risultato di questa cocente delusione rispetto all'impotenza provata verso una società che si svende al potere del business, dimenticando o tralasciando gli sforzi per la rivendicazione dei diritti conquistati a fatica a suon di barricate a fine anni '60.
Il film, presentato al Festival di Cannes del 1973, si aggiudicò il Grand Prix Speciale della Giuria, oltre al Premio Fipresci.
Al Festival di Cannes 75, la copia restaurata in 4k del film è stata presentata Fuori Concorso in presenza dei due protagonisti ancora in vita, ovvero Jean-Pierre Léaud e Francois Lebrun, visibilmente emozionati sotto l'ovazione di applausi che li ha accompagnati al termine della presentazione del magnifico film.
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