Regia di Luigi Zampa vedi scheda film
Dopo avere passato quasi un'intera carriera a lottare con la censura per poter realizzare i propri film, nel momento in cui la censura allarga le proprie maglie, Zampa saluta il mondo del cinema con una sequela di barzellette scollacciate, che lascia perplessi per quanto risultano fuori contesto, anche rispetto al panorama cinematografico italiano di fine anni '70. Si tratta di una serie di episodi scollegati l'uno con l'altro, tra i quali l'unico che strappa un paio di risatelle, come fece giustamente notare a suo tempo Tullio Kezich, è quello con la Vitti e Benigni. Il resto è veramente poca cosa, per un regista che si era visto bloccare dei film per la frase di un pubblico funzionario o per l'immagine irriverente di un prete. Qui non c'è satira politica, anzi non c'è proprio satira e l'unico episodio che vede come protagonista la vedova di un deputato non è che la scusa per mettere in mostra le grazie di un'attempata Ursula Andress.
Il lavoro precedente di Zampa, Il mostro, aveva ricevuto dure critiche, in qualche misura anche meritate, ma rispetto a questo Letti selvaggi, che fin dal titolo non si preannuncia come film d'arte, risalta non come un film commerciale, ma quasi come fosse una cupa satira della società della sua epoca.
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