Regia di Jessica Swale vedi scheda film
Melodramma perfettamente inglese, una bella sceneggiatura indovinata, originale quanto basta e tradizionale quanto serve per strappare quelle due oneste lacrimucce che a film del genere non si negano mai: come spesso accade in opere di questo stampo, l’accento sulla commozione (ruffiana) cade un po’ troppo pesantemente, ma mi è sembrato che la regista Jessica Swale abbia saputo comunque trattenersi abbastanza dagli istinti troppo piagnoni, e insieme agli sceneggiatori abbia costruito una coppia protagonista (Alice/Gemma Arterton e il piccolo Frank/Lucas Bond) che funziona piuttosto bene.
L’innesto del “magico” (“Summerland” è una specie di paradiso mitologico che appare sotto forma di visioni tra le nubi del cielo) in un contesto serenamente collocato ai margini della seconda guerra mondiale (sulla quale il film si affaccia solo per pochi minuti in una delle sequenze meno godibili), unitamente ai temi dell’amore (eventualmente omosessuale) e della famiglia (eventualmente tradizionale), l’andirivieni temporale della narrazione che viene cadenzato con buon equilibrio, accendono delle buone micce che, pur non producendo fuochi artificiali di chissà quale effetto, lasciano però ricordare questo “Summerland” piacevolmente.
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