Regia di Adrian Grunberg vedi scheda film
L'ultimo capitolo della saga è un Rambo diverso, che guarda al film da cui tutto ha avuto inizio e che era intitolato "First Blood". Stallone, coautore della sceneggiatura, riporta in America e in contesto urbano il suo celebre personaggio, cercando di nuovo di civilizzarlo.
Il personaggio appare ancora turbato dai ricordi del Vietnam ma, a differenza del suo consueto, si è inserito in un contesto familiare. Allena cavalli da monta western e vive in un ranch ereditato dal padre in compagnia di un'amica e della figlia di quest'ultima. La prima parte è molto calma, con un Rambo assai simile al Rocky degli ultimi capitoli. Il leone però è dietro l'angolo e torna a ruggire quando la figlia della donna con cui convive Rambo decide di andare in Messico per incontrare il padre (un uomo duro che non vuole avere nulla a che fare con lei). Finita in un giro di prostituzione e droga, la giovane muore tra le braccia di Rambo giunto in Messico per salvarla. Qui, a circa metà visione, parte il film. L'ex militare, aiutato da una giornalista free lance, confeziona la sua vendetta a carico di un'associazione messicana paramilitare invischiata nel traffico di droga e di prostitute. Aggredisce il commando in Messico per poi farsi seguire presso il suo ranch, allestito alla maniera di un campo minato.
Taglio violentissimo, ultra splatter (cuori estirpati dal petto, decapitazioni, fratture scomposte con ossa fuoriuscite dalla carne e spezzate in due con le mani e molto altro), infarcito con sparatorie a go go inscenate in un bunker labirintico dove non si contano le trappole dal sapore vietnamita.
Alla fine è un revenge movie dalla sceneggiatura essenziale, ben fotografato e diretto. Stallone è meno credibile del solito, appesantito e in sù con gli anni, ma comunque letale come ai vecchi tempi.
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