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Rambo: Last Blood

Regia di Adrian Grunberg vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Rambo: Last Blood

di axe
5 stelle

John Rambo è un anziano reduce del Vietnam ... e di tante altre battaglie. Da anni vive in una fattoria non lontano dal confine con il Messico, allevando cavalli e prestando servizio in attività di protezione civile. Nonostante sia segnato, anche nella mente, dalle tragiche esperienze del passato, non medita pensieri bellicosi. E' costretto, però, a tornare in azione nel momento in cui la nipote Gabrielle scompare in Messico, rapita da un'organizzazione criminale che gestisce la prostituzione. Ero curioso di vedere questo quinto episodio della serie Rambo. Nessuno dei tre precedenti è stato all'altezza del primo e non mi aspettavo lo fosse questo. Il sospetto è stato confermato, purtroppo. La sceneggiatura è assolutamente non realistica, tanto per le premesse quanto per gli sviluppi. Rambo ed i suoi antagonisti sembrano agire in terre senza alcuna legge. Sia negli Stati Uniti, sia nel Messico, si consumano cruenti scontri a fuoco senza che alcun rappresentante delle forze dell'ordine intervenga. In vista del combattimento finale, Rambo trasforma la sua fattoria in un fortino, imbottendolo di trappole. Qui, per lungo tempo, il protagonista fronteggia e trucida, indisturbato, tra esplosioni di ogni tipo, decine di nemici. Non è chiaro, inoltre, come il personaggio di Carmen aiuterebbe Rambo nella sua vendetta, dal momento che l'uomo sembra in grado di attuarla autonomamente. Ho trovato comunque aspetti positivi nell'opera; la trama non è scontata. Inizialmente, sembra essere un semplice supporto alle molte sequenze di azione. Poi prende una piega estremamente drammatica, conferendo profondità al film. Altrettanto spessore giunge da una certa cura verso il personaggio protagonista. Rambo è una figura tragica. Un eroe destinato a non avere pace, neppure da anziano, e a vivere in solitudine, poichè chi ha intorno è travolto da eventi nefasti anche non direttamente collegati a lui. Nonostante ciò, la sua morale non è scalfita. Anche negli ultimi secondi del film, ribadisce il suo impegno a favore dei giusti. A tale positività d'animo, corrisponde altrettanta ferocia nei combattimenti. A cagione di ciò, non mancano scene di una violenza tale da sconfinare nel gore. Tra gli attori, spicca un Sylvester Stallone, invecchiato purtroppo non tanto bene, che sostiene con dignità il proprio ruolo. Il suo personaggio, consapevole dell'età ormai avanzata e del molto sangue che ha già visto scorrere, è alla ricerca della pace e dell'oblìo; essendo però gravemente colpito nei suoi più cari affetti, non esita nello scatenare una violenza alla quale mostra di essere ben avvezzo. Il film è ricco di sequenze di azione; nulla di particolarmente originale, salvo l'ultima fase del film. La regìa si concentra su tali sequenze e sulla figura di Rambo, rinunziando a far critica sociale; tuttavia, la facilità con la quale sia il protagonista sia i malviventi attraversano il confine tra Stati Uniti e Messico, nonchè la rappresentazione di quest'ultima nazione come di una terra di povertà, anarchia e malavita potrebbe essere considerate di supporto ad alcune opinioni politiche nordamericane. Il film sembra voler chiudere la serie di Rambo; mi auguro sia così. Ormai, causa l'età, Sylvester Stallone è scarsamente credibile nel ruolo. Meglio chiudere così, con un film non imperdibile, ma ancora entro la decenza.

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