Regia di Adrian Grunberg vedi scheda film
John Rambo (Sylvester Stallone), ormai anziano, si ritira in Arizona nel ranch ereditato dal padre ad allevare cavalli e vive con l'amica Maria (Adriana Barraza) e la nipote di lei Gabrielle (Yvette Monreal). La giovane si reca in Messico per tentare di reinstaurare un rapporto col padre ma costui rifiuta ogni legame: sconfortata, va in un locale con l'amica Gizelle ma, ben presto, viene rapita da una gang del posto che sfrutta ragazze inducendole alla prostituzione. Quando Rambo viene a saperlo parte immediatamente alla volta del Messico e saranno guai per tutti!
Rambo: Last Blood è il quinto capitolo della saga incentrata sul reduce del Vietnam inventato da David Morell e trasposto al cinema per la prima volta nel lontano 1982, per la regia di Ted Kotcheff: scritto dallo stesso Sly, in coppia con Matthew Cirulnick e diretto in maniera rozza da Adrian Grunberg, R:LB possiede una trama molto elementare, basata su violenza e vendetta, uno sviluppo colmo di incongruenze e buchi narrativi e, soprattutto, una delineazione psicologica dei personaggi principali tagliati non con l'accetta ma con il machete, i quali si muovono in un Messico così violento e talmente privo di una benché minima regola di senso civico da apparire, piu che una descrizione razzista, una creazione priva di un minimo di buon senso, partorita da una mente 'malata'.
Il film è schematicamente diviso in tre blocchi netti: il primo, dove si arriva allo scontro tra Rambo e 'i cattivoni', con dosi di violenza nella norma per i canoni rambeschi, in cui il nostro ha la peggio; pausa di riflessione con il personaggio della giornalista (Paz Vega), anch'essa con parente vittima dei soprusi e poi sbrigativamente accantonata; resa dei conti con l'abituale 'UNO CONTRO TUTTI', con uno Sly brutale e vendicativo all'ennesima potenza, nei cui confronti il protagonista de 'Il giustiziere della notte' era un garantista, con una deriva splatter che raggiunge livelli mai visti prima, con esplosioni, arti mozzati, corpi maciullati, fino ad arrivare ad una 'operazione a cuore aperto', che scatena in chi scrive un'ilarità irrefrenabile. Finale all'insegna della nostalgia, con stralci di sequenze estrapolate dai precedenti episodi.
Delirante (e con la concreta minaccia di un ulteriore seguito)!
Voto: 2.
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