Regia di Ken Loach vedi scheda film
"Sorry we missed you", ovvero "Ci dispiace per non averla trovata". È questo il titolo beffardo del film che richiama il prestampato che i corrieri lasciano alla porta di chi, avendo ordinato una merce, non risulta reperibile. Già, perché proprio di gig economy parla il film dell'ormai 82enne Ken Loach, indomito cantore degli ultimi, che dopo averci regalato un capolavoro come Io, Daniel Blake, rimane sul tema delle assurdità del mondo del lavoro, passando dal burocratismo acefalo del film precedente al racconto di un universo nel quale a contare è soltanto il profitto. La dignità umana viene negata anche nei suoi aspetti primari (il riposo notturno, stare con i figli, fare l'amore) e persino la possibilità di pisciare - senza che uno strumento-Moloch non stia lì a contarti i secondi - diventa un'impresa e la vita, di conseguenza, impossibile. "Non avrei mai creduto che potesse essere tanto difficile", dice Ricky (Hitchen) alla moglie (Honeywood) in uno dei rarissimi momenti di intimità che riesce a vivere una coppia spossata dal lavoro. Lui fa, per l'appunto, il corriere a Newcastle per una ditta in franchising che ha le mentite spoglie di Amazon; lei è un'assistente domiciliare di sconfinata bontà. Hanno un figlio adolescente (Stone) irrequieto e scavezzacollo e una figlia più piccola (Proctor) che canalizza i problemi in famiglia in una forma di enuresi tardiva. I quattro fanno di tutto per tirare avanti e restare uniti, ma le difficoltà sono troppe e il domani nel quale convogliare le proprie speranze è un destino sempre più improbabile.
Loach firma un film tanto cupo quanto necessario, urgente, capace di raccontare ancora una volta le vite di questi working class heroes con piglio da vero barricadero. Chapeau per il contenuto, dunque, ma stavolta qualcosina funziona meno nella forma: essenziale come sempre dal punto di vista figurativo e di eccezionale verismo nel raccontare l'essenza del proletariato (basterebbe guardare le dentature dei quattro membri della famiglia, le macchie di muffa alle pareti, l'essenzialità assoluta dell'arredamento domestico), Loach sembra tuttavia avvertire talmente tanto l'urgenza di ciò che vuol fare arrivare allo spettatore da scivolare in più di un'occasione nella didascalia e nel film a teorema, privando Sorry We Missed You di quella profondissima capacità di emozionarci fino in fondo che aveva avuto con tantissimi suoi film come My Name is Joe o L'altra verità.
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