Regia di Ken Loach vedi scheda film
FESTIVAL DI CANNES 2019 - CONCORSO Le pietre continuano a piovere... sette giorni su sette, sulla classe operaia... Ken Loach, instancabile testimone di questa indiscutibile iniquità, figlia di un capitalismo imperante e a briglie sciolte, senza adeguate spie di controllo e tutela, questa volta si concentra sul tentativo di riscatto di un padre di famiglia che, per tentare di risollevarsi economicamente da una situazione sempre più precaria, sceglie di adeguarsi alle nuove forme imprenditoriali che oggi vanno per la maggiore, e sostituiscono le tradizionali formule impiegatizie a stipendio fisso.
In questo frangente, la scelta dell'uomo è quella di intraprendere una attività sotto forma di "franchise", trasformandosi da dipendenti ad "imprenditori di se stessi", nello specifico campo dei trasporti via corriere, tenuto conto che oggi tutto ormai si acquista on line, a partire dal mangiare, fino ad arrivare agli articoli per il tempo libero (il titolo del film si riferisce alla frase fatta che si utilizza ogni volta che una spedizione non va a buon fine). La circostanza gli impone di impegnarsi in investimenti fissi notevoli, che impongono sacrifici non solo a lui, ma anche agli altri familiari più intimi (una moglie assistente sociale e due figli tra l'adolescenza e la pubertà) e sradicano quella intimità e serenità familiare che pareva un dato di fatto anche nei momenti più difficili in precedenza vissuti. La lucidità della denuncia è sempre la medesima e, come dicevo, condivisibile.
Peccato che il grande regista Ken Loach ormai ci si soffermi da troppo, nel senso di continuare a raccontare da troppi anni sempre la stessa vicenda, diversificandone i soggetti e i dettagli più particolareggiati, ma null'altro. Inoltre, a 3/4 di film, la vicenda scandita con una certa lucidità, devia su situazioni melodrammatiche e ricattatorie a catena ove, più che in una novella del Verga, la malasorte si accanisce con tutti i sentimenti a rendere vano ogni sforzo per resistere ad una serie di vicissitudini negative da guinness.
Troppo anche per uno tosto come Loach, che per il resto sa scegliere al meglio il cast, i dettagli, le locations. In alcuni tratti pare addirittuta di scorgere lo stesso pianerottolo del precedente film Palma d'Oro "Io, Daniel Blake": per confutare anche questa insistita attenzione su tematiche sacrosante, ma che, come dicevamo, reiterate in ogni film, finiscono per ripercuotersi negativamente su una carriera registica oltremodo esemplare e coraggiosamente militante.
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