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Sorry We Missed You

Regia di Ken Loach vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Sorry We Missed You

di Dany9007
9 stelle
L'ultima opera (per ora) di Ken Loach dimostra ancora una volta una vicinanza da parte del regista ai temi contemporanei della classe lavoratrice. Dalle prime opere sull'Inghilterra post industriale, depressa dai drastici cambiamenti imposti dai governi di Margaret Tatcher (Piovono pietre), piuttosto che dalle privatizzazioni degli anni '90 (Paul, Mick e gli altri), sino ad arrivare alle asfissianti regole della burocrazia (Io, Daniel Blake), ora il regista si cimenta in una nuova forma di sfruttamento che complessivamente viene tollerata e perpetrata, ossia il mondo dei corrieri. 
Nella descrizione di questo contesto Loach pone in risalto la terribile impostazione ed il monitoraggio delle aziende sui propri dipendenti (che in realtà non sono dipendenti ma collaboratori/liberi professionisti, sebbene non abbiano pressochè alcuna autonomia). Alla tragedia del protagonista, che attirato dall'idea di un lavoro estremamente faticoso ma tutto sommato remunerativo, ha sostanzialmente danneggiato anche l'attività quotidiana della moglie, obbligandola a vendere la propria auto per acquistare un furgone con cui fare le consegne, la quale è costretta ad estenuanti viaggi in autobus per raggiungere le persone anziane o disabili che accudisce. 
A queste dinamiche prettamente lavorative si aggiunge un'ancor più preoccupante situazione familiare che pone i protagonisti di fronte alle problematiche del figlio adolescente, sempre più ribelle e senza punti di riferimento nonostante il disperato impegno da parte dei genitori di dedicargli attenzioni nei pochi momenti liberi della giornata. Commovente la figura della figlia più piccola, undicenne estremamente matura che cerca di farsi carico dei problemi familiari tentando di mitigare le tensioni. In fondo, sarà una tragedia sfiorata a far emergere forse un po' di unità familiare e di consapevolezza circa i sacrifici degli adulti; tuttavia il regista non lascia praticamente alcuno spazio ad un finale consolatorio, quanto ad un'agghiacciante mortificazione del protagonista che dovrà tornare al proprio lavoro.  
Oltre a tutte le tematiche legate a quella che molti definiscono una nuova forma di schiavitù, che sostanzialmente il cliente finale ignora, a mio avviso Loach pone in risalto un tema ancor più profondo, sebbene lo faccia  sommessamente, ossia la solitudine dei nuovi lavoratori: i corrieri sono costretti a "sbranarsi" a vicenda per ottenere un percorso più remunerativo, non riescono a trovare una figura che possa sostituirli nei giorni di assenza a turno e questo porta ciascuno ad avere utleriori trattenute sullo stipendio, non vi sono rappresentanti dei lavoratori, ma è anche emblematico un breve confronto tra la moglie del protagonista ed un'anziana paziente che le accenna circa gli scioperi perpetrati in gioventù. Tutto questo è sostanzialmente andato perso, i diritti basilari di un lavoratore sono stati sacrificati in nome di un'esasperata competitività. 
Chiaramente questa è la chiave di lettura di Loach che può essere più o meno essere condivisa, certo è che prodotti di questo tipo restano un nobile esempio dell'arte cinematografica che permette di portare in risalto problemi concreti che ci circondano. 
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