Regia di Bart Freundlich vedi scheda film
Se un neofita - non dico un cinefilo, dico proprio un neofita che si stia avvicinando alla settima arte - volesse avere un'idea della differenza che corre tra il cinema europeo e quello americano, potrebbe accostare le due versioni di Dopo il matrimonio: quella della danese Susanne Bier, del 2006, e questa qui, remake arrivato 13 anni più tardi. Non si tratta dell'unico contrasto a tinte forti. Ci sono anche quelle di genere: lì una donna, qui un uomo in cabina di regia; lì un uomo come protagonista, qui una donna. Universi diversissimi per raccontare la stessa storia: quella di una donna (nella versione più recente) che ritrova improvvisamente il proprio passato dopo essersi recata negli States per ricevere una enorme somma di denaro da una benefattrice per la sua missione tra i bambini indiani. Tanto fine era lo sguardo dell'originale, tanto grossolano è quello della copia, che tuttavia si lascia vedere grazie a una buona carica narrativa e a dispetto della melassa che, sul finale, arriva a badilate.
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