Regia di Justine Triet vedi scheda film
Dopo Victoria, ancora la coppia Triet/Efira per un film che in effetti segue le traiettorie del precedente nel tentativo di realizzare il ritratto di una donna affascinante ma complicata, compressa dalla confusione del mondo da un lato e dalla decisione delle sue scelte (anche quelle sbagliate) dall'altro, cioé a dire dall'ostinazione con cui insiste su certe modalità di comportamento, continuando a ristagnare nell'errore. Una donna che sembra forte e nasconde tante debolezze, fra cui quella per gli uomini. Diciamo pure che il personaggio di Sibyl è esattamente analogo a quello di Victoria: in entrambe l'attività lavorativa entra in parziale contrasto con quella sentimentale, e sembra non esserci spazio per ottenere una vera soddisfazione personale neanche in ambito familiare - certo non in Victoria che è una donna single e passa da una relazione all'altra, nemmeno in Sibyl che è sposata con due figlie. Se era il mondo giuridico a interessare il personaggio di Victoria, avvocato, qui è il mondo della psicoterapia, della scrittura (e del blocco dello scrittore) e alla fine anche dal cinema, quando l'attrice interpretata dalla Exarchopoulos le chiede di assisterla nella scelta se abortire o meno il figlio di un attore (Ulliel) con cui ha una relazione.
Il film è logorroico e ripetitivo, si crogiola sulle situazioni e sui disagi di Sibyl spesso anche dandoli per scontati, o trovandone le motivazioni sempliciotte in lampi di flashback che interrompono la narrazione in modo disordinato e ricuciono i pezzi del personaggio, ma non riescono mai a dare un vero ritmo al film, che arranca e frena sempre quando potrebbe perdere il controllo e non lo fa, per pruderie e per mancanza di inventiva. Non è certamente vero che il montaggio riproduca agli occhi dello spettatore la confusione che si porta appresso Sibyl; è vero invece che più si va avanti più viene spiegato quello che era già chiaro, sfruttando pretesti narrativi ridondanti a partire dalla promiscuità di Sibyl fino al suo utilizzo come parte integrante della realizzazione del film che Exarchopoulos e Ulliel stanno girando a Stromboli (con la Sandra Huller di Toni Erdmann a fare la regista e l'ex di Ulliel). Pochissime risate e moltissima voglia di far riflettere, di far comprendere ma di non fare empatizzare davvero, rende il film (il Cinema?) della Triet un cinema freddo e inerte, immobile e con intenzioni flosce e vecchissime.
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