Regia di Carlo Mirabella-Davis vedi scheda film
Notevole "indie-drama" dalla matrice thriller. Eccellente la prova attoriale della protagonista. Fotografia suggestiva
Hunter tipica mogliettina americana, all’apparenza fortunatissima, di estrazione sociale modesta, ex commessa, conosce e sposa un ricco ereditiero Richie, belloccio, altolocato ,con il quale si reca a vivere in una casa lussuosissima e ultramoderna
Sembrerebbe una situazione ideale; c’è però il rovescio della medaglia, il marito non mostra grandi slanci e i suoceri sono scostanti e freddi. La giovane donna vive con estrema frustrazione la sua condizione di subalternità sociale, subendo le caustiche stilettate della suocera e l’indifferenza del suocero; nel corso di una cena, a tavola, quando lei si accinge a raccontare un fatto, il patriarca, concreto uomo d’affari, cambia discorso e Hunter resta sconcertata e umiliata, anche perché tutti gli altri proseguono la discussione, escludendola; il suo compito è solo quello di fare la brava consorte paziente, ossequiosa alle esigenze del marito, in pratica fare elegante e sobria tappezzeria e soprattutto regalare un erede al coniuge. Infatti presto si accorge di essere incinta, come del resto tutti si aspettano. La gioia della famiglia alla notizia, si traduce per la protagonista in un’occasione di macabra sfida: comincia proprio al ristorante, ingurgitando un innocuo cubetto di ghiaccio, per poi ingoiare, in una crescente e allarmante “escalation”, oggetti di ogni tipo, sempre più grandi, taglienti, anche disgustosi, fino a quando finisce in ospedale, con lo stomaco lacerato, rischiando di morire per emorragia interna.
A questo punto, viene messa sotto sorveglianza dalla famiglia di lui, attraverso la presenza fissa di una sorta di infermiere-controllore e affidata alle cure di una psichiatra, tutti in ambascia più per il nascituro , che per la persona di Hunter, ma la sua ossessione è sempre più compulsiva e incontrollabile. Nel suo passato, scopriremo, c’è un atroce segreto, che presumibilmente, insieme a questo contesto, cinico e distaccato, ha causato questa profondo disagio interiore, che si manifesta con questa bizzarra patologia psichica, definita scientificamente “picacismo” detto anche “allotrofagia”. Per chi non lo sapesse, è un disturbo alimentare caratterizzato da “alterazione del senso del gusto”, per cui il soggetto affetto, ingerisce compulsivamente, sostanze non commestibili tipo terra, sabbia, carta, gesso, legno, cotone, e quant’altro. Confesso il mio peccato d’ignoranza, non sapevo cosa fosse prima della visione di questo film, primo, notevole lungometraggio di Carlo Mirabella-Davis.
Presentato e apprezzato al Tribeca Film Festival, con la recitazione superlativa dell’ affascinante Haley Bennett, che ha meritatamente ricevuto il premio come migliore attrice Swallow è un' opera intrigante e visivamente impressionante. Manifesta quel tipo di orrore sottile, intimo, che non ha niente di soprannaturale, ma anzi è molto materiale e realistico al contempo, si insinua lentamente sotto traccia, prendendo spunto dalla realtà; possiede un’intensa risonanza emotiva, è brutale, nonostante la mancanza pressoché totale di scene di violenza. Ha un “sound design” efficace, una colonna sonora inquietante e appropriata; riprese lunghe e ampie per costruire la sfera emotiva della vita di Hunter. Il regista gira un film potente, una storia ben scritta, coadiuvata dalla fotografia suggestiva di Katelin Arizmendi. Con un set cinematografico, dall’accuratissimo accostamento cromatico degli interni; un “indie-drama” dalla matrice thriller, con una suspence psicologica serrata, che accompagna lo spettatore lungo tutta la pellicola.
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