Regia di Carlo Mirabella-Davis vedi scheda film
Si chiama PICA e colpisce soprattutto i bambini. Questo disturbo dell'alimentazione spinge a mangiare oggetti non commestibili. Da semplice curiosità diventa il disturbo ossessivo-compulsivo di una giovane donna appena rimasta incinta che la porterà a rimettere in discussione la propria esistenza ed il proprio passato
Una giovane e biondissima signora di nome Hunter vive in una maestosa villa del tutto simile a quella dei divi di Hollywood dove si occupa delle faccende domestiche e dell'abbellimento delle stanze. Si prodiga nel viziare il marito con dedizione da geisha e nel molto tempo libero che trascorre solitaria in casa non le rimane che la passione per il disegno nella quale, peraltro, si occupa svogliatamente.
Rimasta incinta e dopo aver comunicato ai suoceri facoltosi la lieta novità Hunter inizia ad accusare pulsioni maniacali che la portano ad ingoiare oggetti che, dopo averli recuperati dal natural-tragitto corporale, conserva in bella mostra sopra un tavolinetto di vetro.
Tale patologia non può che avere nefaste conseguenze riguardo la relazione col marito, preoccupato piú che altro che tale comportamento possa influire sulla salute del prossimo nascituro.
Per risolvere la questione non resta che ricorrere alla psicoterapeutica ed al domestico tuttofare, di origine siriana, con licenza di controllare notte-giorno la donna.
Primo lungometraggio del regista Carlo Mirabella-Davis, se si esclude il documentaristico 'The swell season', presentato al Tribeca film festival nel 2019 e distribuito in Francia solo nel Gennaio 2020; un thriller psicologico che non può che ricercare una nicchia di pubblico per la tematica particolarmente singolare.
Altri recensori ne evidenziano i limiti, dei quali condivido le riserve, infatti lo scarno soggetto manca di un climax adeguato per sfociare nel bieco horror (del quale sarei un fruitore convinto), è deficitario nell'analisi psicologica (al limite del didascalico) ed inoltre non riesce a trovare la quadra nello sbrigativo finale nel quale troppi dubbi rimangono sulla catarsi finale o presunta tale.
Rimane comunque 'del buono' da appuntare, che mi convince nel dare un giudizio positivo, cioè le due caratteristiche che ricerco, e difficilmente trovo, durante le mie visioni: l'originalità del soggetto ed il coraggio della produzione.
In questo caso entrambi sono presenti.
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