Regia di Michelangelo Antonioni vedi scheda film
Strano vedere Antonioni affrontare un tema così drammaturgicamente carico, tratto da un testo teatrale di Cocteau, rielaborato dal regista stesso con Tonino Guerra. Strano nel senso che un sentimentalismo romantico così forte, non è nel nostro immaginario accostarlo ad Antonioni, ma qui il regista ha voluto fare un salto ben studiato affrontando un tema inusuale, per immergersi poi tranquillamente in una tecnologia all’avanguardia, che gli ha permesso la tanto bramata sperimentazione in cui a più riprese si è dedicato: una per tutte quella fatta con mezzi pratici in Deserto Rosso. La storia è stata sfrondata e ripulita da vecchiumi e gusti artefatti, un togliere che è più che produttivo, dando in mano ad attori efficaci ed a sorpresa, per noi spettatori, fuori da ogni prevedibilità, come nel caso di Monica Vitti. Il regista aveva bisogno di una sicurezza interpretativa forte, dato che i mezzi messi a lui disposizione erano innovativi e gli permettevano di fare cinema da un punto di vista molto diverso, ed infatti gli attori si sono sentiti anche un po’ persi non avendo nello specifico davanti a loro l’uomo vero che stava creando, un sentimento sentito, ma che a noi non è stato trasmesso, se non dai commenti postumi. Un idea di cinema legato alle immagini, alle luci del fantastico Tovoli che si affianca all’idea registica in maniera sublime; non è solo questione di piccole luci, ombre e colori, come qualche critico ha voluto far notate, sminuendo tutta l’operazione. Certamente per godersi bene lo spettacolo bisogna averlo visto al cinema o in Dvd e con Tv ad alta definizione, ed a distanza di tempo si possono godere ancora i piccoli miracoli di un ingegno visivo, che aiutano ad arricchire la storia che si racconta, che diventa forte anche grazie alle accortezze tecniche: luci che inquadrano stati d’animo, immagini riflesse nei vetri, costumi e scene arricchiti da colori efficaci e così via. La storia in sé stessa mi anche appassionato, un romanticismo mai melenso, ma accuratamente riadattato ed interpretato in maniera non carica, ma molto efficace, se si esclude un po’ la presenza della pur brava, altre volte, Elisabetta Pozzi.
una storia ben sfrondata che riesce ad apapssionare con una inaspetata e perfetta Monica Vitti
Un esercitazione visiva da apprezzare ancora oggi
ottimo attore, che il cinema doveva sfruttare meglio
una vera divina, un'attrice che meritava molto di più dal provincialismo nostro cinematografico
Dicono Scamarcio, ma questo era una potenzialità molto più importante, pecacto che ppoi ha collaborato con Brass anche se in teatro non ha mai badato a spese
Un ruolo che gli calza a pennello, e sempre in equlibrio pefetto fra cinema e e teatro
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