Regia di Michelangelo Antonioni vedi scheda film
Uno degli ultimi progetti portati a termine da Antonioni, "Il mistero di Oberwald" è un adattamento di un dramma teatrale di Jean Cocteau che non sembrerebbe fra le opere più personali del regista, e infatti è stato relegato nel limbo delle opere minori, che ha suscitato poco interesse fin dalla sua presentazione alla mostra di Venezia nel 1980. Non saprei fare un confronto con la piece, ma alcune fonti sostengono che Antonioni avrebbe comunque "asciugato" notevolmente il testo di partenza dalla sua enfasi declamatoria, cercando una chiave di lettura che in qualche modo lo possa ricollegare alle sue opere dell'alienazione e dell'incomunicabilita' anni 60, visto anche il ritorno dopo 16 anni della sua musa Monica Vitti, qui in panni regali.
Il film non è il totale fallimento che vorrebbero i suoi detrattori più accaniti, ma non è neanche un vero successo, se si considera la struttura un po' troppo teatrale e statica che permane per quasi tutta la durata, con poche aperture in esterni e la presenza di inevitabili lunghi dialoghi, con l'esperimento del colore modificato elettronicamente per evidenziare stati d'animo che risulta soltanto in parte riuscito, a causa dello stato ancora un po' rudimentale della tecnologia digitale nel 1980. All'attivo della pellicola si può mettere soprattutto la recitazione del cast più che la fotografia del pur grande Luciano Tovoli, che aveva fatto meraviglie in capolavori come "Professione reporter" dello stesso Antonioni e "Suspiria" di Argento, ma che qui rimane un contributo di onesto professionismo con qualche momento e invenzione degna di nota, come le illuminazioni sul viola nella scena dell'interrogatorio di Branciaroli da parte di Bonacelli. Nel cast difficile fare una gerarchia di bravura: la Vitti figura con il consueto talento ad interpretare una donna sola e sfiduciata, nonostante la corona, che si apre alla possibilità dell'amore, secondo le sue stesse parole: gli accenti che conferisce a questo personaggio sono generalmente intensi e adeguati al romanticismo di Cocteau, anche se la performance sembra provenire ormai da un'altra epoca, considerata la lunga militanza dell'attrice nella commedia. Buone le prestazioni di Franco Branciaroli, Elisabetta Pozzi, Luigi Diberti e Paolo Bonacelli nel ruolo del capo della polizia, secondo Morandini il migliore del cast. Nel complesso un risultato dignitoso, un film se non altro insolito nell'opera omnia di Antonioni, ma purtroppo il regista non sembra essere coinvolto come in altre occasioni, dunque si apprezzano le intenzioni ma il risultato non è fra i suoi migliori.
Voto 6/10
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