Regia di Ingmar Bergman vedi scheda film
Quattro donne aspettano che i mariti - fratelli tra loro - ritornino da un viaggio. Insieme a loro c'è la giovane Maj, tutta presa dalla sua relazione con un ragazzo che sogna di scappare con lei per fuggire dagli obblighi imposti dalla famiglia. Durante l'attesa le donne decidono di confidarsi a vicenda, raccontandosi alcuni episodi della loro vita matrimoniale.
La produzione di Ingmar Bergman si compone anche di film meno conosciuti rispetto ai capolavori "ufficiali", ma sempre affascinanti; piccole gemme sparse qua e là. Questo è uno, ingiustamente sottovalutato dalla critica. Come sempre si ammira la perizia tecnica con cui il regista svedese riesce a dare intensità a un bianco e nero evocativo, pieno di suggestioni nascoste. Per i canoni cupi di Bergman quest'opera può essere considerata una specie di commedia, non priva di scenette divertenti (vedi marito e moglie chiusi in ascensore) da dove traspare ammirazione e curiosità per le donne, per la loro capacità di assumere i ruoli più disparati a seconda delle circostanze - madri, amanti, confidenti - capaci di ferire ma anche di perdonare. Il rapporto di coppia - ad ogni modo - è sempre problematico. Abbondano i tradimenti, le incomprensioni, le verità taciute. Eppure la visione non è negativa - o almeno non lo è del tutto. La parola "compromesso", pronunciata da una delle protagoniste, racchiude forse un'intera filosofia di vita - è necessario accettare le cose come stanno senza pretendere la perfezione. Ed ecco che così possono aprirsi inaspettatamente degli squarci di gioia - il sorriso della partoriente, lo slancio degli amanti, la quieta consapevolezza dell'amore - perché anche nel matrimonio viva qualche ricompensa. Insomma, troviamo un Ingmar Bergman meno pessimista ma nonostante o proprio per questo altrettanto interessante.
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