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Letto numero 6

Regia di Milena Cocozza vedi scheda film

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La recensione su Letto numero 6

di mck
5 stelle

"L'Ispettore Coliandro - Letto Numero 6"

 

Finalmente i due meravigliosi borsoni da viaggio Louis Vuitton posti sotto agli occhi di Carolina Crescentini trovano una valida ragion d’essere, una coerente funzione logica, un loro bel perché. (Causa turno di notte.)

 


Detto questo, la direzione di Milena Cocozza (qui al suo esordio totale nel lungometraggio dopo lunga gavetta di assistente alla regìa e direttrice delle seconde unità sui set di vari commissari, ispettori, marescialli e criminali) non riesce a rendere pregevole ed efficace la sceneggiatura di Antonio e Marco Manetti e di Michelangelo La Neve (collaboratore dei Manetti Bros. dai molto validi “Song ’e Napule” e “Ammore e MalaVita” sino al prossimo venturo “Diabolik”).
E non saranno certo qualche riuscito sprazzo umoristico e l'utilizzo di due sottotesti sociali, ovvero “Maternità & Lavoro” e “Legge 180 (Basaglia)” (poi inglobata nella costituzione del SSN), a conferire al film un salvacondotto - non certo ecclesiastico... - per la promozione diretta (si consideri, a tal proposito, il ben più riuscito “Go Home - A Casa Loro” di Luna Gualano).

Come rendere ancora più noiosa una scena già noiosa di per sé?
Far leggere alla protagonista un libro di Elena Ferrante.
Come redimersi?
Facendoglielo scarabocchiare da Casper. Migliorandolo.

Buona prova - nonostante il “Cioè, dimme pure, ché io pe’ filosofia mia credo a tutto quanto, eh!” - di Andrea Lattanzi (“Manuel”).
Chiudono il cast un grandioso Peppe Servillo nelle vesti di un cardinalone (probabilmente le sue battute sono quelle scritte meglio, e sicuramente lui sa dar loro un sostanziale peso ulteriore), Roberto Citran, al solito fluentemente inappuntabile, Pier Giorgio Bellocchio, che riesce a portare in porto il suo ruolo ambiguo di appartenente a una società fatta su misura per lui in quanto maschio, bianco ed etero (bestia come sono femminista!) e il piccolo Riccardo Bortoluzzi.
Ah, poi c’è Nathalie Caldonazzo che evoca li morti durante una seduta spiritica; e comunque, e soprattutto, vogliamo più G-Max primario (“Signo’, va fatto, nun rompa li cojoni!”) ortopedico.

Fotografia e montaggio della crew Manetti: alle luci Francesca Amitrano (“Là-Bas”, “la Logica delle Cose”) e taglia e cuci di Federico Maria Maneschi (“l’Arrivo di Wang”, “the End? - l’Inferno Fuori”). Musiche carine di Mr. Crescentini (Francesco Motta in arte Motta).
Producono Madeleine, Mompracem, Rai Cinema, Regione Lazio, MiBACT…

Il film vive il suo periodo migliore verso la fine, dall’ora e mezza a poco prima del termine: 20 minuti in cui ci si diverticchia, anche e soprattutto grazie alla ri-entrata in scena, attiva, di Carla Cassola (lunghissima carriera tetarale, e poi Brass, Cavani, Fulci, Soavi, L.Bava, e doppiatrice storica di Tilda Swinton).

 


Sequenza finale da bestemmia in chiesa.
Durante la messa.
Di una comunione.
Con la zia di 90 anni due file dietro che si piglia un colpo.

Ecco, “Letto Numero 6” non avrebbe certo sfigurato come episodio de “l’Ispettore Coliandro”.

Il mestiere c'è: attendere l'opera seconda di Milena Cocozza vuol essere di buon auspicio.

* * ¾ - 5.5       

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