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Letto numero 6

Regia di Milena Cocozza vedi scheda film

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La recensione su Letto numero 6

di Furetto60
6 stelle

Horror "di mestiere" non innovativo, ma realizzato con professionalità. Suggestive le atmosfere

La dottoressa Bianca Valentino alias Carolina Crescentini è una giovane pediatra,  assunta, grazie alla intercessione del marito, per ricoprire i turni di notte, quelli ingrati ,che il personale sanitario normalmente cerca di evitare, in una clinica ortopedica infantile, gestita da suore e guidata da Padre Severo. Già però i presupposti non sono incoraggianti, la dottoressa a cui lei sta subentrando, si è suicidata appena qualche giorno prima, lanciandosi dalla finestra della stanza in cui Bianca deve svolgere il suo lavoro. Cominciano a succedere cose strane, fa la conoscenza di un bambino Michele, disperato perché la sua mamma non lo viene mai a trovare. Ma quello che sembra un casuale  incontro con un piccolo paziente qualsiasi, per Bianca si trasforma in un vero e proprio mistero e poi in un incubo senza fine, visto che il letto n. 6 non è assegnato a nessuno e di quel bambino, di giorno, non c’è traccia,C’è qualcosa di imponderabile e di  decisamente sinistro nell’ospedale: un’ entità maligna che si aggira tra i corridoi, tormentando proprio lei per ragioni che all’inizio le sfuggono. Bianca immersa in questo clima minaccioso e infido, un po' alla volta capisce che dentro quell’ambiente si nasconde un terrificante segreto e con l’aiuto dell’inserviente Francesco l’unico che le crede, comincia a indagare. Scopre allora che quel luogo maledetto e infestato, prima della legge Basaglia 180 del 1978, aveva ospitato un manicomio criminale, un  vero e proprio lager, in cui erano stati praticate aberranti trattamenti ai danni dei bambini e in particolare nei confronti di Michele, abbandonato dalla madre e morto senza nemmeno poterle dare l’estremo saluto, ma quella signora, donna Letizia è ancora viva. Milena Cocozza firma l'opera di debutto, che arriva dopo diciannove anni da aiuto regista, Seguendo un percorso molto canonico, che parte da un mistero, per svilupparsi in indagine, e culminare nell’horror soprannaturalee propone  tutti i cliché della moderna ghost story. La regista gira un horror di maniera, che si affida alle suggestive atmosfere per creare il giusto climax, merito  soprattutto della gestione della location, un austero edificio romano ricavato dagli spazi dell’ex ospedale Forlanini, illuminato all’uopo, in giochi di luci tecnicamente validi, con il vedo-non vedo, utili ad amplificare il senso di smarrimento della protagonista.

Lo spettatore è spinto a dubitare spesso, come del resto la stessa Bianca, della sua sanità mentale, in quanto lei vacilla in bilico tra incertezza e paura, condizionata dal luogo, dal macabro precedente della sua collega, nonché dalla gravidanza che porta avanti in segreto per non perdere il lavoro. il film si apre proprio con il cruento suicidio della precedente collega che con quel passaggio di testimone, ricorda un po’ Suspiria di Dario Argento, film in parte richiamato dai giochi cromatici di alcuni ambienti. Suggestivo l’innesto di alcune scene oniriche, come quella della stanza inclinata, che ricorda lo stile di  Mario Bava  E’ evidente che il film non propone niente di innovativo o originale, viaggia sicuro su binari consueti, però, è un horror sovrannaturale “ di mestiere”. Un film del terrore, che procede con lo stilema classico che funziona sempre. La regista italiana, coadiuvata da una sceneggiatura forte, è abile a creare un prodotto cinematografico efficace, che corre su solchi già tracciati, ma  con continui colpi di scena e ritmi sincopati. La protagonista ondeggia tra  il trascendente e il reale, Probabilmente non sempre il cast è all’altezza della situazione e non tutti riescono a stare al passo con le idee della regista, ma tutto sommato la prova corale, rimane comunque su livelli sufficienti.

 

 

 

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