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I Am Mother

Regia di Grant Sputore vedi scheda film

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La recensione su I Am Mother

di Furetto60
7 stelle

Thriller fantascientifico, di tipo psicologico. Ottimo film ricco di spunti di riflessione

A seguito di  un’imprecisata estinzione di massa, in uno scenario post apocalittico, in cui veniamo a sapere che il mondo è ormai contaminato e desertificato, e non più vivibile,l’unica speranza per la sopravvivenza della razza umana, sembrerebbe riposta in un cyborg il cui compito scopriremo poi, è quello di ripopolare la Terra. Mother, questo il nome con la quale si identifica l’androide, gestisce tutte le operazioni all’interno di un bunker altamente tecnologico, dove  alleva e cresce Figlia, concedendole sin dalla nascita i giochi adeguati e soprattutto le giuste istruzioni e indicazioni, per maturare una sana personalità. Robot premuroso,all’occorenza severo e esigente, ma anche amorevole, perfetta sintesi tra umanità e razionalità. Il montaggio iniziale, che mostra le tappe della crescita di figlia, è ben diretto e riesce nell’intento di mostrare questo amore atipico, ma forte, guardando, i suoi gesti materni, la sua affabilità e ascoltando la voce che, nella freddezza robotica donatale da Rose Byrne, suona avvolgente e morbida. Con il suo equilibrio, il droide riesce a crescere una bambina speciale e il loro rapporto si rivela inaspettatamente emozionante, ci si dimentica dell’artificialità di uno dei soggetti. Madre però osserva le cose da prospettiva diversa, Figlia è destinata ad essere la prima di una lunga serie di embrioni che andranno a formare una nuova umanità, più giusta e più saggia. L’idilliaco rapporto madre/figlia si scardina allorquando giunge un’ospite inaspettata, Donna  che penetra nel bunker dove vivono Madre e Figlia, per farsi curare da ferite, inferte a suo dire da altri droidi. La contrapposizione anche fisica, tra  queste due “figure “è fondamentale. Le due si contendono la fiducia di figlia. Donna, si propone aggressivamente come una sorta di madre biologica, in alternativa alle gelide attenzioni di un robot, mentre Madre è una madre adottiva meccanica, ma dal grande istinto materno, che si rifiuta di staccarsi dalla figlia. Le loro idee di genitorialità e di vita sono agli antipodi, ognuna di loro porta avanti il proprio modo di concepire la vita e il ruolo di genitore. Se da una parte è elaborato il rapporto madre-figlia, dall’altra si innesta quello inevitabile e storico del confronto tra uomo e macchina. Un tema classicissimo anche se  ampiamente esplorato, sempre occasione ghiotta  di profonde riflessioni. Constatiamo  fin da subito come l’androide sia, paradossalmente, più umano di Donna. Madre ha garbo. una premurosa cortesia, molta sensibilità, la sua natura umana è però derivativa, grazie a una visione di insieme oltre ogni comprensione, Madre si avvicina all’onniscienza e questa caratteristica la diversifica rispetto alla fallibilità tipica dell’essere umano. Concettuale la prima parte, ha toni più da thriller la seconda. Sputore, il regista dimostra talento, costruendo un film stratificato,con tante chiavi di lettura e dando il giusto spazio a una notevole sceneggiatura ricca di colpi di scena .  La fantascienza ha spesso profetizzato sul destino della razza umana e del suo pianeta. Da quella scientifica, di Arthur C. Clarke o Asimov, a quella apocalittica o post-apocalittica, che chiama in causa autori come Wells e George Miller .Ma il senso del film si spinge oltre, ed è piacevole vedere come Sputore e il suo sceneggiatore, Michael Lloyd Green, abbiano dato vita a un lavoro cinematografico validissimo, utilizzando un budget ridottissimo. Perché il film è un thriller di fantascienza, ansiogeno, ma è anche e soprattutto una ricerca psicologica, che tocca importanti valori, una caratterizzazione pronta a destabilizzare e a porre interrogativi allo spettatore. “Cosa succede se ti sbagli?”, domanda Figlia quando il suo equilibrio famigliare viene turbato dall’arrivo di Donna, L’estinzione umana forse non è casuale e, allora, tutto va rimesso in discussione e le motivazioni di Madre diventano discutibili. Imperfetto ma godibile, “I Am Mother” si connota per  una profondità filosofica, che fa riflettere dimostrandosi un esempio di buon cinema.

 

 

 

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