Regia di Wei Zhang vedi scheda film
FEFF 21 – UDINE: CONCORSO
“transgender drama”
…..”in cielo Dio ascolta sempre le nostre preghiere... ma qui in Terra un padre dovrebbe poter ascoltare i desideri di suo figlio....”
Il rapporto tra un padre anziano, vedovo e cattolico nella Cina di oggi, ed il suo unico figlio trentenne Huanyu, intrappolato dalla nascita e senza colpe alcune entro un corpo maschile che non riconosce come suo, entro una sessualità che non ha scelto, ma che si ritrova a gestire in modo sempre più difficoltoso, verrà a galla nel modo più spietato, lungo un doloroso e sofferto confronto resi necessario da una burocratica procedura, richiesta improrogabilmente a carico di coloro che desiderano richiedere il cambiamento del sesso, e che prevede la necessità dell'approvazione scritta dei genitori, anche quando il limite della maggiore età è già ampiamente decorso.
L'unica soluzione per il ragazzo, già sottoposto alle cure ormonali previste, ed ormai preparato ed ansioso di gestire la sa nuova vita in quelle vesti femminili agognate ed ormai indispensabili, è parlare schiettamente la padre, fargli comprendere l'impellente necessità, indurlo a procedere a rilasciare il suo inevitabile e necessario consenso.
Sarà l'inizio della fine. Di un confronto doloroso ed intenso che opporrà due mondi, due modi di concepire ed affrontare la vita, completamente opposti, frutto di culture, di stadi di vita, di convinzioni e percezioni di vita estremamente differenti.
Per fortuna, anche in qesto caso, dopo la battaglia e il gioco istintivo che spinge ognuna delle parti ad andare avanti con la propria inequivocabile convinzione, l'intelligenza e la lungimiranza hanno la meglio sulle singole inflessibili convinzioni. Solo così si abbattono i muri dell'incomprensione, di quell'antagonismo che pare odio ed invece è un'amore spropositato diretto male verso la persona che probabilmente più si ama al mondo.
Da un regista intenso ed appassionato come Zhang Wei, già in passato predisposto a portare sullo schermo importanti fatti di cronaca in grado di scombussolare il comune ma fuorviato senso civico che pare erroneamente guidare molti di noi verso una retta via solo immaginaria ed estremista, The rib (La costola, titolo che meglio di ogni altro descrive l'intimità sacrificale di una ereditarietà umana e dinastica che si sviluppa di padre in figlio), si distingue per la sua tenace ma anche delicata sferzata di umanità, in grado di dipingere ed opporre due personaggi meravigliosamente e finemente descritti, destinati a lottare per una contesa di principi che solo alla fine li porterà ad un intelligente e lungimirante accordo, quello della salvezza, del trionfo del libero arbitrio contro le ottuse prescrizioni di una legge incauta e ingiusta, inutilmente vessatrice ed incapace di comprendere le ragioni di una scelta che non è un vizio, ma un diritto di vita irrinunciabile, che va oltre ogni vincolante credo religioso e ogni più condizionante ed ottusa prescrizione o ideologia culturale fine a se stessa.
Un film toccante, meraviglioso, interpretato con finezza e grazia da due protagonisti meravigliosi (Huang Jingyi e Yuan Weijie, e forte di una fotografia in bianco e nero disposta ad aprirsi ad una sola , viva tonalità di colore solo quando le coscienze dimostreranno di sapersi finalmente disporre verso una soluzione razionale e in piena coscienza intima e morale lontana da ogni fuorviante condizionamento esterno.
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