Regia di Vincent D'Onofrio vedi scheda film
Se vogliamo sapere come si sono svolti i fatti della Lincoln County War, quali sono le origini di Billy the Kid e come sia andata a finire davvero, basta procurarsi Billy The Kid: A Short a Violent Life di Robert Utley (1989), la prima biografia considerata definitiva dagli studiosi e biografi del Kid, la stessa che ho utilizzato per scrivere un capitolo della mia tesi magistrale, «El lugar de un forajido: El bandido adolescente di Ramón José Sender» poi pubblicato sulla rivista universitaria Azalet e rintracciabile a questo indirizzo:
Se vogliamo invece sognare ad occhi aperti il Kid che più ci affascina, cavalcare con lui in qualche villaggio sperduto del New Mexico e rischiare la pelle al suo fianco, basta la leggenda, il cinema. Purtroppo, l’ambiziosa opera di Vincent D’Onofrio perde il confronto con il Mito sia per l’ingombrante iconografia didascalica che mai aiuta a rappresentare il mito eppure oggi molti registi non sembrerebbero farne a meno, sia per la non riuscita commistione tra Storia e finzione, anche questa una tattica che si può pagare a caro prezzo. Se escludiamo le azzeccatissime scelte attoriali di Dane DeHaan, credo il Billy The Kid esteticamente più vicino all’originale, e di Ethan Hawke, il cui Pat Garrett, pur essendo anche lui molto vicino all’originale, viene però tratteggiato su un modello di personaggio lontano da quello regalatoci dal Mito, e di cui di entrambi si plaude la recitazione, ma non la performance totalizzante che ci saremmo aspettati, il film ci regala qualche sequenza interessante e nulla più. Non un sussulto, non un’emozione, nessun colpo al cuore. Nessuno Slim Pickens che muore bussando alle porte del cielo.
Il resto è un buon film western come ormai da tempo siamo abituati a vedere. Magari senza l’appeal neowestern, nell’accezione adottata da me e con cui si possono definire i western da Slow West (John Maclean, 2015) in avanti, ma un western fortemente classico tanto nella regia come nell’aspetto puramente visivo e iconografico. Peccato che raccontare il Mito non sia facile e si possa scadere nel prosaico. La sequenza della celebre evasione a Lincoln è raggelante per come non tenti in nessun momento di rivaleggiare almeno per un attimo con quella pagina di eccellente cinema epico scritta da Sam Peckinpah nel suo Pat Garrett & Billy The Kid (1973). Molto meglio il plot apocrifo in cui il villain non è altri che Chris Pratt, protagonista con Hawke di un’ottima sequenza, la sparatoria finale nel saloon. Mentre invece, il povero Kid se ne va così com’è venuto, velocemente, senza nessun inchino al Mito.
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