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Lo spietato

Regia di Renato De Maria vedi scheda film

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La recensione su Lo spietato

di Andreotti_Ciro
6 stelle

Ispirato dal romanzo del pentito di ‘ndrangheta Saverio Morabito, Renato De Maria completa la sua trilogia del mondo della mala con una pellicola che arriva dopo La prima linea, basata sulle memorie dell’ex terrorista Sergio Segio, e il documentario Italian Gangsters, dedicato alla parabola dei malviventi di casa nostra, con un film che vede sugli scudi Riccardo Scamarcio che de La prima linea fu protagonista e che questa volta fra slang simil lumbàrd da meridionale trapiantato nella city, per la precisione a Buccinasco, decise, nei panni di un ragazzo di Calabria, di scalare le gerarchie della malavita quasi a sfregio nei confronti di un padre incapace di proteggerlo da una prima, ingiusta carcerazione. Da quel momento in poi Santo iniziò ad approcciare la vita come se si stesse parlando di quella di un normale dipendente d’azienda, con il desiderio mai nascosto di scalarne i vertici rimanendo nei ranghi e al tempo stesso cercando di intrecciare conoscenze. La pellicola però fallisce in quella sorta di patos che dovrebbe unire spettatore e trama per via del probabile eccesso di offerta di storie riguardanti il mondo della malavita e nonostante una colonna sonora capace di farci viaggiare indietro nel tempo di almeno tre decadi, una perfetta ricostruzione temporale e di costume e uno Scamarcio nel ruolo di un criminale che vorrebbe ripulirsi ma che non può volare troppo alto, causa umili origini e costumi mai abbandonati del tutto e quindi ancora più efficace nell’ interpretare un malavitoso di periferia che seppe toccare il vertice della criminalità Milanese fino a uscirne confessando ogni genere di delitto per salvarsi letteralmente la vita. Sufficienza di stima per un film che quindi può essere visto ma senza l’illusione di essere al cospetto di una nuova epopea degna di Gomorra o di Romanzo Criminale.

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