Regia di Hirokazu Koreeda vedi scheda film
L'acclamato regista giapponese Hirokazu Koreeda accetta la sfida di girare un film all'estero, in Francia, in un ambiente culturale assai lontano da quello di provenienza, su una sceneggiatura scritta da lui stesso, e la sfida viene superata in maniera abbastanza favorevole. Dico "abbastanza" perché rispetto al precedente "Un affare di famiglia- Shoplifters" questo "La verité" evidenzia un passo indietro sia nello stile che nei contenuti, pur restando opera di un certo spessore e interesse tematico, fra l'altro del tutto riconducibile all'universo di Koreeda perché ancora una volta saldamente ancorata alle problematiche della cellula familiare. La messa in scena appare soprattutto funzionale, essenziale, meno elaborata rispetto ai due film giapponesi che ho potuto visionare (l'altro è "Still walking"), mentre i dialoghi sono preponderanti, in alcune scene forse troppo fitti e dimostrativi per quanto utili alla definizione dei rispettivi personaggi. La nota di maggiore pregio a mio parere è la performance di una Catherine Deneuve che trova qui uno dei più bei ruoli degli ultimi anni, un'attrice ormai anziana a cui conferisce uno struggimento dalle risonanze autobiografiche, una Fabienne madre distratta e donna sostanzialmente egoista che con la pubblicazione di un libro di memorie risveglia una serie di tensioni mai del tutto sopite con la figlia e con altri membri del suo entourage. La Binoche ha l'intelligenza e l'umiltà di mettersi al servizio della collega e di non rubarle mai la scena, mentre Ethan Hawke è simpatico ma sembra messo un pò a casaccio. Le scene di film nel film hanno un buon risalto metacinematografico, per quanto debba riconoscere che su questo terreno ha fatto di meglio Tarantino con il suo ultimo film. In ogni caso non arriverei a definirlo un infortunio professionale, è un film a tratti luminoso dove Koreeda dimostra di sapersi adattare ad un ambiente che non è il suo con una coscienza umana e artistica che merita rispetto.
voto 7/10
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