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Il colosso d'argilla

Regia di Mark Robson vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Il colosso d'argilla

di Baliverna
10 stelle

Bellissimo film, dal ritmo teso e serrato, il cui tema centrale (al di là della pur importante ambientazione pugilistica) è il potere di seduzione che il denaro ha su molte persone, le quali finiscono per rinunciare per esso alla propria onestà e dignità. Le battute dei dialoghi su questo argomento sono numerose sin dall'inizio. Molto interessante è il personaggio di Bogart (ottima la sua interpretazione), che parte con l'idea che il denaro è quello che vuole, e poco importa come lo guadagnerà. L'impresa in cui si è imbarcato però si rivela però via via più sporca e vile, ed è molto interessante vedere come l'attore mostra il crescente disagio del suo personaggio, spesso "solo" tramite minime espressioni del volto e particolari sguardi (osservatelo quando si affaccia al balcone mentre dentro c'è il festino del dopo incontro). Per avere il denaro, accetta compromessi via via più pesanti, e la sua coscienza protesta sempre più fortemente. Gli altri della combriccola hanno tacitato la loro coscienza già da tanto. Il finale è bellissimo, e magari più persone nella realtà troverebbero la forza di rinunciare ai quattrini per riavere la propria dignità e nobiltà morale. E' un finale liberante ma non consolatorio, poiché si lascia capire che il protagonista avrà non pochi problemi da parte della banda, e forse anche ne riceverà la morte. Ma non importa, ne vale la pena comunque.
Il film critica (e giustamente) il discorso che taluni fanno - come il prete all'inizio - che sono soldi ottenuti disonestamente, ma almeno li si usa per fare del bene. Non si può fare alcun bene tramite un male. Gli fa da contraltare il secondo prete, il quale suggerisce al pugile di tornarsene immediatamente a casa, anche senza soldi. Sono scelte che ciascuno di noi si trova a fare nella vita, anche se in contesti diversi.
E' fuori discussione che la rappresentazione della corruzione dietro gli incontri di pugilato avesse più di qualche rimando nella realtà, e aggiungo che il discorso si può applicare anche oggi, e non solo al mondo della boxe. Essa dilaga perché c'è chi l'accetta, non importa se per molto o poco denaro. Tornando al film, è fotografato in uno splendido bianco e nero e, per tematica e ambientazione, si può accostare ad "Anima e corpo" di Robert Rossen. Lì il protagonista svende l'amore per il successo sul ring, qui Bogart svende la dignità per i dollari. Bravo e in parte l'attore che fa il pugile. Le scene dell'ultimo incointro sono tra le più violente che ho visto ambientate sul ring, ma qui la violenza non è gratuita o cinica, ma rigorosamente funzionale alla resa del messaggio della crudeltà di quell'ambiente.

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