Regia di Ira Sachs vedi scheda film
FESTIVAL DI CANNES 2019 - CONCORSO Nella bella e verdeggiante città turistica di Sintra, in Portogallo, attorno alla vita di una celebre attrice di origine francese conosciuta come Frankie, ruotano tutta una serie di vite ed esistenze in pena, a partire dai membri della sua famiglia allargata, fino agli amici del mondo del cinema che, per motivi che la esile vicenda non eviterà di chiarire, le convergono attorno con forze baricentriche che raggiungono il fastidio molto velocemente.
Il sopravvalutato (ormai è un dato di fatto) regista americano Ira Sachs si appropria, per una occasione che poi spreca, di una attrice-icona come Isabelle Huppert, e le cuce addosso un film dalla storia esile, quasi inconsistente, in cui la diva di Francia più esportabile dell'ultimo ventennio non fa che ripetere il suo solito personaggio-cliche' ormai quasi abusato: quello di madre spigolosa e un po' sadica, obnubilata da pendieri foschi, scontrosa, schifata di tutto, circondata da una schiera goffa e banale di parenti e amici che la servono, compatiscono, riveriscono.
Il film si circonda di triti e triviali, per non definir proprio scontati, luoghi comuni fatti di folklore turistico d'accatto che nemmeno i peggiori Woody Allen tipo "Roma i love you" o "Vicky Cristina Barcelona" riuscivano a far trapelare ai danni dello spettatore.
Una schiera di attori franco statunitensi altrove significativi, (Gleeson, Tomei, Kinnear, Regnier) asseconda come può la diva in un film tedioso che ha l'ardire di guardare pure a Rohmer tra spiagge sulla Manica e ragazzi adolescenti in amore, oltre a tramonti sfrontati ripresi in lunga sequenza alla vana ricerca di quel raggio verde che solo il grande regista francese citato poc'anzi poteva permettersi il lusso di evocare o anelare.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta