Regia di Mario Camerini vedi scheda film
Una coppia di sposini inglesi va in vacanza in Italia, e saltano fuori una donna e un bambino, che dicono essere moglie e figlio di lui, dai tempi della guerra.
Nei titoli si leggono grandi nomi (grandi già allora o futuri): oltre a Mario Camerini, Suso Cecchi d'Amico, Antonio Pietrangeli e Franco Brusati a soggetto e sceneggiatura (l'ultimo anche aiuto regista). Però l'intera operazione non riesce a guadagnarsi la sufficienza, nonostante la mia benevolenza verso questo tipo di prodotti.
Il migliore di tutti è forse proprio Camerini, che mi pare faccia la sua parte al meglio. Dirige bene e con buon ritmo, e non mi è parso neanche per un momento scialbo e incerto. Il problema sta però in una sceneggiatura che presenta molti problemi, a cominciare dalla stessa trama e dai personaggi. Per lo spettatore è già difficile accettare i due novelli sposi inglesi in viaggio di nozze in Italia, che parlano benissimo l'Italiano ed interloquiscono senza problemi con tutti. Inoltre ci sono personaggi sopra le righe e pasticciati, come il ragazzo incontrato in treno, il quale rivedranno poi in paese. Il bambino che si chiama Churchill, infine, che dovrebbe essere una simpatica trovata, è solo un buco nell'acqua. Ma in molti altri non ho trovato traccia del gusto e dell'ironia a cui ci ha abituati la d'Amico.
E' solo la mia opinione, ma secondo me si tratta di una pellicola commissionata dal governo inglese per costruire buoni rapporti con l'Italia dopo la guerra, poi scritta controvoglia dagli sceneggiatori. A testimonianza di un certo tipo di politica culturale, in modo simile avvenne con “Scala al paradiso” (1948) della coppia Powell e Pressburger. In quel caso si vollero rinsaldare i rapporti con gli Stati Uniti ma, a differenza di questo caso, lì i risultati furono straordinari.
Quanto agli attori: brava Lea Padovani, mentre Griffith Jones è completamente fuori parte e troppo spesso in scena; si arrabatta molto ma il suo personaggio gira a vuoto.
Insomma, un film sbagliato e giustamente poco noto.
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