Regia di Francesco Miccichè vedi scheda film
Lui è del nord, lei è del sud: si piacciono e vogliono sposarsi, ma i padri, quando si conoscono, si prendono vicendevolmente in antipatia e fanno di tutto per sabotare il matrimonio.
Strana parabola, quella compiuta fino a questo momento dalla carriera di Francesco Miccichè, figlio del noto critico cinematografico Lino Miccichè: negli anni ’90 è operatore alla macchina per qualche produzione di qualità (con Enzo Monteleone e Arnaldo Catinari, fra gli altri); passa poi alla regia dirigendo qualche prodottino televisivo esile esile e quindi si dedica a cinema e fiction ‘civili’, per poi virare verso la commedia spensierata firmando fra il 2018 e il 2019 Ricchi di fantasia e questo Compromessi sposi. Più che di parabola sarebbe quindi giusto parlare di sinusoide, una curva altalenante fra opere di un certo impegno e altre decisamente più leggere; probabilmente però al di là di un’apprezzabile ‘arte di arrangiarsi’ dietro a questo percorso artistico c’è anche qualcosa di più, una sorta di volontà di svecchiare – in questo caso fallita – la stantia commedia nostrana. Perché Compromessi sposi è un film già visto, sostanzialmente, con l’ennesima diatriba fra nordisti e sudisti, ben attento a non sconfinare mai al di là dei canoni del politicamente corretto e con il solito Abatantuono a gigioneggiare nel ruolo, per farla breve, dell’italiano medio: un piede in due scarpe, cercando sempre e soltanto di fare i propri interessi. Nel cast altri elementi riciclati da opere simili per tenore e tematiche: Vincenzo Salemme, Dino Abbrescia, Valeria Bilello, Rosita Celentano. Incredibile a dirsi, per scrivere questo film ci sono voluti Michela Andreozzi e Michela Crocini con Fabrizio Nardi, Massimiliano Vado e Christian Marazziti, da un soggetto di Roberto Cipullo. 2,5/10.
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