Regia di James L. Brooks vedi scheda film
Melvin Udall (Jack Nicholson) è uno scrittore di successo in preda ad una sindrome compulsivo-ossessiva che lo spinge ad essere parossisticamente scorbutico e brutale con il prossimo e che gli fa vivere un'esistenza in cui l'ordine maniacale regna sovrano. A scompigliare la sua vita però intervengono Simon (Greg Kinnear), il suo dirimpettaio artista omosessuale, e Carol (Helen Hunt), la cameriera della tavola calda dalla quale si fa servire con cronometrica precisione. L'affetto per il cagnolino del primo, tenuto a balia dopo che il suo giovane padrone ha subito una selvaggia aggressione, e quello per la ragazza, madre di un bambino con seri problemi di salute, innescheranno in lui un lento cambiamento. Dopo il successo di Voglia di tenerezza (1983), Brooks mira ad un secondo Oscar giocando di nuovo la carta Nicholson. Così il vecchio Jack è libero di gigioneggiare a piacere e di snocciolare battute esilaranti per l'intero film (a una fan che gli chiede "signor Udall, ma come fa a conoscere così bene le donne?", Melvin risponde: "Penso a un uomo e poi gli tolgo razionalità e affidabilità"; più avanti, a chiosa della disperazione di Simon, si rivolge a quest'ultimo dicendogli "Fai disonore alla depressione"). E se in questo l'operazione può considerarsi riuscita, anche grazie alla piega favolistico-surreale che prende, non altrettanto può dirsi della struttura complessiva del film, che affida ai due comprimari il ruolo di spalle e rimane incerto se avventurarsi sul crinale grottesco o cedere a tentazioni drammaturgiche che altrove (Dentro la notizia, 1987) avevano ben fruttato. Soggetto di Mark Andrus. Sceneggiatura di Andrus e Brooks.
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