Regia di Matteo Gentiloni vedi scheda film
Commedia agrodolce, sofisticata e insolita. Buon esordio del giovanissimo Gentiloni
Valentina ha diciassette anni e una vocazione a mettersi nei guai, arriva perfino a girare un video porno, che posta in rete e subito diventa virale. Ha un passato burrascoso, ha perso il fratellino piccolo dieci anni prima, in un gioco finito in tragedia, in pratica ha sfidato il ragazzino a tuffarsi in mare, da un’altezza vertiginosa e il bambino si è schiantato su uno scoglio ed è morto. A causa di questo episodio la madre ha abbandonato la famiglia e non si è fatta più viva. Cosi Valentina affronta la vita con irrequietezza, passando tra ribellioni, litigi e con una una dipendenza dal "pcp", un potente allucinogeno, che consuma regolarmente e attraverso ogni genere di trasgressione, così il padre non riuscendo più a gestirla, all’ennesima bravata, decide sbrigativamente di mandarla in collegio in Svizzera, in sostanza, si tratta di una clinica per disintossicarsi. Il genitore avvocato di grido è impegnatissimo e non può accompagnarla. Delega dunque Antonio,giovane praticante sfruttato e sottopagato dal padre , ad accompagnarla in auto . Tuttavia Valentina, mangia la foglia e obbliga il suo accompagnatore a fare rotta,non in Svizzera,bensì in Puglia dove vive la madre. Peraltro si viene a creare un rapporto di complicità e confidenza con Antonio, giovane ingenuo con fidanzata che “lavora “anche lei per lo stesso datore, non ha minimamente sospettato il reale ruolo della compagna fedifraga, ma viene illuminato dalle intuizioni di Valentina, che al di là di tutte le sue stranezze è intelligente e sensibile. C’è con loro un bizzarro viaggiatore, che solo Valentina può vedere è Renato, un pupazzo parlante e che altro non è che la rappresentazione plastica del suo senso di colpa, per quanto accaduto quando era bambina. Gentiloni realizza un film coraggioso usando un linguaggio narrativo insolito, la presenza di un fantoccio dotato di parola, attori che si rivolgono alla macchina da presa, scritte sulle immagini per puntualizzare concetti e via dicendo con un tocco di originalità che in alcuni passaggi è talmente spiazzante da risultare perfino ostico. Originalissima elaborazione del senso di colpa, attraverso varie tappe: lo smarrimento prima, nascondendosi nell'illusione di fuggire dal dolore e poi con un brillante guizzo, ritrovare il coraggio di crescere, di riprendersi la vita e di vivere la realtà. Valentina cosi passando dal disagio per l’incomunicabilità con i genitori, dai traumi psicologici e dalle dipendenze, svolta, fa un balzo in avanti e ritrova la forza di scrollarsi da dentro, la sofferenza emotiva. Road movie con tanti temi, che vengono sapientemente mescolati, in una commedia agrodolce di "formazione”. Il giovanissimo regista risulta credibile, delicato, ma anche cinico, non banalizza le questioni affrontate, ma ne svela la complessità usando la fantasia e il sorriso. Gentiloni si è sbizzarrito ad adoperare, un linguaggio cinematografico insolito e atipico, ma al contempo efficace. Da sottolineare la prova di Caterina Guzzanti che "in poche scene attraverso le sue intensissime espressioni facciali, è stata capace di dire tutto".
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