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Aniki-Bobò

Regia di Manoel de Oliveira vedi scheda film

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La recensione su Aniki-Bobò

di OGM
8 stelle

In questo lungometraggio d'esordio di Manoel de Oliveira la poesia dell'infanzia splende di luce propria. Il regista lascia che i piccoli protagonisti prendano la vita a modo loro: lo spirito che anima ogni loro azione è un misto di gioco e di marachella, tipico di chi sogna per trasgredire  (come Carlitos, che ruba una bambola per regalarla alla bambina di cui si è innamorato) e trasgredisce per sognare (come chi marina la scuola per concedersi una passeggiata sotto il sole e un bagno in mare). De Oliveira vuole che i bambini, sulla scena, siano loro stessi, anziché interpretare un ruolo: forse è per questo che il film è povero di dialoghi, come a limitare al massimo l'interferenza di un copione recitato, o un'intermediazione descrittiva che potrebbe inficiare la naturalezza dei comportamenti, che devono, invece, rimanere acerbi, imperfetti, impacciati.  Alla parola spetta quella funzione primitiva e fantasiosa che la vuole filtro delle emozioni, e formula magica in un rapporto con la realtà ancora circondato dall'indeterminatezza delle favole: i dialoghi non servono, ai personaggi, per raccontarsi, ma solo per inviare, nel mondo, un segnale distintivo della loro presenza, una vibrazione prodotta dalle loro paure e dai loro desideri. Aniki Bóbó, il ritornello di una famosa filastrocca portoghese, equivalente al nostro Ambarabà ciccì coccò,  riassume il senso di un'espressione verbale che non persegue la chiarezza del significato, ma solo l'effetto suadente del suono, e in ciò si confonde con la musica. Questo film, che, per Oliveira, è il primo di carattere non documentaristico,  risente ancora profondamente dell'impostazione delle opere precedenti, in cui, nelle intenzioni del regista, il soggetto non deve sapere di essere filmato e, di conseguenza, non deve sentire la necessità di spiegare la propria situazione allo spettatore. Una visione antitetica rispetto all'odierna concezione del cinema verità, che, di fatto, è ormai diventato un genere contiguo ai format televisivi del reality e del talk show.

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