Regia di Steven Spielberg vedi scheda film
Rispetto a film ormai celebrati come capolavori dalla maggior parte dei critici come "I predatori" o "E.T." questo "Colore viola" ha finito per essere relegato fra le opere minori di Spielberg, nonostante l'illustre ascendente letterario del romanzo di Alice Walker, un importante riscontro di pubblico nelle sale e le 11 nomination agli Oscar andate a vuoto.
Si tratta di un melodramma sicuramente sbilanciato sul patetico in fase di scrittura, forse un po' lunghetto a due ore e mezzo di durata, dove però si ritrova anche la consueta eleganza della messa in scena, spesso riscontrabile negli ariosi movimenti di macchina e nelle inquadrature elaborate con indubbia intelligenza visiva. È un adattamento fedele, che ha smussato alcuni aspetti un po' forti del romanzo - soprattutto la relazione lesbica di Celie con Shug, qui ridotta a un'unica scena con qualche effusione non troppo spinta, anche se Spielberg ha rivendicato la necessità di non incorrere in un divieto della censura che ne avrebbe limitato l'accesso al pubblico- recentemente rifatto in una versione musicale che però non ha suscitato il mio interesse.
Non mi sembra giusto liquidarlo con giudizi sprezzanti come pure certa critica ha fatto, però "Il colore viola" si barcamena fra molte intuizioni di regia affascinanti, supportate da un ottimo cast corale nel complesso, e alcune sequenze o parti del racconto che appaiono appesantite da un'eccessiva vena didascalica che lo porta a tratti nei territori del romanzo d'appendice, per quanto qui in confezione di lusso e con apporti tecnici molto curati.
Si potrebbe discutere su molti aspetti della pellicola che possono risultare alquanto contraddittori data la generosa ispirazione antirazzista, soprattutto il peso che nel racconto ha la violenza del maschio di colore nell'istituzione familiare, tuttavia non si può negare che il film trova una sua identità precisa, dove anche la commozione straripante del finale appare infine giustificata, per quanto alcuni continuino a definirla leccata e di maniera.
Ottima la performance di una giovane ed esordiente Whoopi Goldberg nei panni tormentati di Celie, qui priva del suo armamentario comico che ne segnerà la fortuna successiva, ma molto buone anche le prestazioni di Danny Glover, Oprah Winfrey, Margaret Avery e Desreta Johnson. Nel complesso non eccezionale ma da riscoprire, una pellicola che segna una tappa di avvicinamento ad un cinema più "adulto", per quanto forse meno personale per l'autore, ma ancora oggi un cinema popolare che fa riflettere, inumidisce la palpebra, ci ricorda un passato di miseria e di vergogna per instillare un senso civico, una crescita morale.
Voto 7/10
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