Regia di Adam Wingard vedi scheda film
Ci sono film che sono molto più di quel che sembrano e ci sono film invece che dicono tutto già a partire dal titolo. Vi lascio indovinare Godzilla.Vs. Kong a quale delle due categorie appartiene.
Un grande colossal d'altri tempi! Più ingenui ma forse per questo anche migliori.
Quarto capitolo della saga del Monsterverse iniziato nel 2014 con Godzilla di Gareth Edwards dalla Leggendary Pictures/Warner Bross. e nuova pellicola con protagonisti l’ultima versione (Made in USA) di Godzilla (36 i film precedenti sul mostro radioattivo) e quella di King Kong (solo 12 invece per il Re di Skull Island), GVK è uscito (?!) nei cinema il 31 marzo ‘21 e rilasciato in contemporanea anche sulla piattaforma HBO Max di proprietà della Warner ed é (molto) liberamente ispirato al film della Toho King Kong contro Godzilla (1962) di Ishiro Honda (conosciuto in Italia anche come Il Trionfo di King Kong per uno dei titoli più stupidamente spoilerosi della storia del cinema), uno dei film più trash e nonsense che il cinema abbia mai visto, anche peggio di una qualsiasi pellicola della Asylum, ma che non gli impedì di conquistare il pubblico di tutto il mondo.
Nell’intenzione quindi di ripeterne il successo Godzilla Vs. Kong ne dimostra anche la continua deriva verso una concezione, del Monsteruniverse, sempre più marcatamente ludica, già iniziata nel secondo capitolo dedicato a Godzilla, con pellicole sempre più esageratamente ignoranti (nel senso buono) e sempre più colpevolmente superficiali (nel senso cattivo) dove invece il Godzilla di Edwards e, in misura minore, il Kong: Skull Island di Vogt-Roberts oltre a omaggiarne i classici cercavano almeno un nuovo approccio al genere, rileggendone le origini e cercando di adattarle al nuovo millennio.
"Ridi! Ridi pure! Tanto nel film del '62 ho vinto io, puzzone!!"
Godzilla vs. Kong al contrario cerca invece di ridimensionare tutta la drammaticità con un tono più prosaico e poco ambizioso, anche attraverso un lavoro di (eccessiva) semplificazione e con una sceneggiatura costruita unicamente per trovare una qualche giustificazione allo scontro, usando personaggi e dialoghi solo a questo scopo e trascurando invece tutto il resto, ma senza riuscire ad amplificarne l’impatto epico o drammatico.
Ma se la trama è un mezzo per giustificare gli scontri e gli scontri non servono a far avanzare la trama, che cos’é a far andare avanti la storia?
...
La pellicola diventa quindi un’esperienza di puro intrattenimento, dove ogni momento di pericolo è soltanto un pretesto per chiedere l’intervento di uno dei due contendenti, chiedendo al contempo allo spettatore un’abbondante dose di sospensione dell’incredulità, forse troppa per risultare davvero credibile.
Certo, il Monsterverse non è mai stato molto coerente e ad ogni episodio viene concessa moltissima libertà agli autori anche di cambiare radicalmente le carte in tavola (come anche le dimensioni dei Kaiju a secondo del bisogno) ma questo navigare a vista, questa mancanza di un piano (pur se per grandi linee) permette anche continue incongruenze, discrepanze, facilonerie e/o idiosincrasie (narrative e/o visive) che però, per quanto non fondamentali, minano la credibilità di un mondo che ha bisogno, proprio in quanto inverosimile o di fantasia, di un minimo di certezze (e, perché no, anche di qualche luogo comune) per poter essere meglio accettato.
Perché se può succedere di tutto, allora tutto quello che può succedere non ha mai davvero importanza, da cui anche la perdita di interesse per quello che si vede sullo schermo.
"Se prima eravamo in tre a ballare l'alligalli..."
Dietro la macchina da presa troviamo Adam Wingard (Blair Witch Project 2, Death Note) ma un ruolo di primissimo piano, in questo caso, è da attribuire piuttosto al supervisore degli effetti speciali John DJ Des Jardin come responsabile di una squadra di professionisti dietro alla realizzazione di un mondo fantastico e suggestivo come la terra cava o a rendere incredibili gli scontri tra i due giganti.
E’ soprattutto lui e i suoi effetti speciali a costruire l’intera pellicola.
Riguardo al cast è formato da buoni professionisti ma quasi tutti palesemente sottoutilizzati. I personaggi del Monsterverse sono storicamente abbastanza bidimensionali ma il film non si sforza nemmeno di creare per loro un qualche sviluppo narrativo. Entrano in scena, intervengono a mettere in moto un qualche evento per poi essere messi in disparte in favore di qualche altro personaggio per essere poi richiamati per promuovere un qualche nuovo sviluppo e così via fino alla fine.
Tra gli interpreti la super star Millie Bobby Brown (Stranger Things, Enola Holmes) ha un ruolo minore rispetto al film precedente, quasi da comic relief insieme ai nuovi Brian Tyree Henry (Atlanta, La bambola assassina, Eternals) e Julian Dennison (Deadpool 2), poi anche Rebecca Hall (The Town, Iron Man 3, Vicky Cristina Barcellona), Alexander Skarsgard (True Blood, La leggenda di Tarzan), Demian Bichir (The Hateful Eight, The Nun, Land), Eiza Gonzales e, in poco più di un cameo, Kyle Chandler e Shun Oguri.
"Niente naso naso, ciglia ciglia, bacio bacio?"
VOTO: 4,5
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