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Godzilla vs. Kong

Regia di Adam Wingard vedi scheda film

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La recensione su Godzilla vs. Kong

di M Valdemar
3 stelle



locandina

Godzilla vs. Kong (2021): locandina

 

 

Si sono messi ben in cinque a scrivere, tra soggetto e sceneggiatura, questa balorda sciocchezzuola. E se pensate il contrario, basteranno cinque secondi e mezzo annoiati per convincervi, proprio come fa il dr. Lind (Alexander Skarsgård, di espressione stupida-istupidita munito) con la collega Andrews (Rebecca Hall, boccheggiante-occhioneggiante) in un paio di occasioni, quando le propone dei piani arditi che abbisognerebbero di un minimo di riflessione.
E invece.
- Hey, senti cosa, c’ho st’ideuzza che mi ronza in testa. È rischiosa ma si può fare.
- Coooosa? Ma come ti viene in mente?
- Fidati di me.
- Oook.
Sipario.
[meglio però infilarci la quota-humour: la bambina supercarina-intelligentissima-sensibilissima-esotica-sordomuta-che-sussurra-a-King Kong nel linguaggio dei segni lo apostrofa come “vigliacco” e a lui invece viene detto che è figo . Sguardo d’intesa e battutina con la scienziata-madre adottiva. Perdinci, che ridere]
E questo è solo un esempio. Un altro è che basta fingersi morti per scamparla allegramente, pure se sei una grossa flotta armata con specialissimo carico.
Sintetizzando, si può ben asserire, incontestabilmente, che lo script è una sonora cacata.

Non solo è così piatto e prevedibile [trama: Godzilla provocato vuole accoppare King Kong perché ci può stare un solo Titano Alfa, se le danno di santa ragione, alla fine si coalizzano contro un blasfemo nemico comune e, dopo averlo triturato, diventano migliori amici: una birretta e via], moscio e derivativo – infarcito com’è di intrecci e situazioni prese pari pari da una miriade di film avventurosi-fantascientifici e affini nonché di personaggi stereotipati male abbozzati – è che pare la crassa sagra del superfluo, o dell’inorganico.
Superfluo come certi tizi piantati nello schermo, dal “direttore” Russell (Kyle Chandler, tre scenette, una più inutile dell’altra) alla figlia strafiga del cattivone (lei è Eiza González, a cui hanno detto di fare un muso davvero kattivo) fino all’ingegnere Serizawa in (smuntissima) quota-Giappone; superfluo come la linea narrativa di Millie Bobby Brown & c., con tutto il carrozzone che si porta dietro; superfluo – e ridicolo, molto – come l’inserimento delle teorie della “Terra cava” per instillare nello stolto una filigrana di intellettualismo.
C’è dell’autorialità, eh.
Invero persa del tutto lungo la saga del MonsterVerse, partita benissimo con Godzilla (Gareth Edwards, e grazie al piffero), e franata con i successivi Kong: Skull Island (modesto, a tratti risibile), Godzilla II – King of the Monsters (modesto, ma almeno ci stava Dio che le suonava a destra e a manca).


scena

Godzilla vs. Kong (2021): scena

[chissà che apocalittica fiatella]

Kaylee Hottle

Godzilla vs. Kong (2021): Kaylee Hottle

[la bambina che sussurava allo scimmione. Che tenerezza!]

scena

Godzilla vs. Kong (2021): scena

[le dimensioni di Kong talora non tornano. La tenerezzitudine invece torna puntuale]

Alexander Skarsgård

Godzilla vs. Kong (2021): Alexander Skarsgård

[sono Alexander, non sono un uomo non sono un eroe non sono un attore]

Demián Bichir

Godzilla vs. Kong (2021): Demián Bichir

[paura, eh?!]

Eiza González

Godzilla vs. Kong (2021): Eiza González

[mbè]

Millie Bobby Brown, Adam Wingard

Godzilla vs. Kong (2021): Millie Bobby Brown, Adam Wingard

[andiamo di là a recuperare il tuo contratto, Millie!]

Ma bando alle ciance.

Se Kong è il Re, Godzilla è Dio. Solo che quest’ultimo lo trattano, da subito, malissimo, peggio di un/una ex che ti ha tradito (molteplici volte), deriso sui social, e orinato in faccia. Pare un adolescente scemo, tanto, e incazzato con l'universo tutto solo perché ha avuto una giornata storta.
Mah. Boh. Bleah.
Ah, la mazzate tra i due e quelle finali contro il titanico, infernale MechaGodzilla – ovvero quello per cui il fanciullino che è in te si esalterebbe più che a una lotta nel fango tra deliziose, voluttuose donzelle – e che pure occupano uno spazio rilevante, non sono manco granché: il trailer basta e avanza per ca(r)pirne portata e direzione.
Come pure avanza, tra le righe e le pieghe e le piaghe di un copione disgraziato, la figurina-ina-ina di un cattivone – l’ennesimo stronzo a capo di una potentissima multinazionale tecnologica e di una cospirazione tracimante idiozia – così scritta male che il povero Demián Bichir dovrebbe chiedere i danni.
Dirige in modalità impiegatizia, e come se avesse una scopa rovente ficcata su per le (non più nobili) cavità rettali, l'insulso Adam Wingard, che insulseggia da par suo; smanioso, evidentemente, di mantenere inalterata la sua reputazione (di merda).
CGI debordante, come ampiamente preventivabile, da assumere e rigurgitare in un sol boccone: visto un baraccone visti tutti.
Junkie XL, in colonna sonora, conduce in scioltezza le consuete epiche trame musicali classico/metallico/digitali cui inietta azzeccate, alleggerenti dosi dance. L'azione rimane una lunga, tediosa seduta di blockbusterari anonimi ma almeno ogni tanto ci si desta allungando piacevolmente le orecchie.
Degli attori inutile parlarne.
E non c'è neppure Ken Watanabe che pronuncia impeccabilmente, con la solenne gravità del suddito che evoca il suo Dio, "Gojira". Che mondo ingiusto.
Giusto un rutto atomico di Godzilla potrebbe (ri)mettere a posto le cose.






Consigli di ascolto post-lettura (ma anche se non si è letto nulla delle sciocchezze precedenti): i Gojira.








 

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