Regia di Enrico Maria Salerno vedi scheda film
La principale fortuna di questo film, è noto, è la colonna sonora (che alterna brani di musica classica al commento originale di Stelvio Cipriani), che a dire il vero non è neppure questo granchè di eccezionale: ma fece presa sul pubblico, certo più di quanto lo fece il film stesso; la principale sfortuna, invece, è la scelta temporale: fu una vera disdetta, far uscire Anonimo veneziano pochi mesi dopo Love story - lavoro americano di grandissimo successo di pubblico, la cui trama ha qualcosa da spartire con quella della pellicola di Salerno. Nel mezzo, fra il picco alto e quello basso, c'è tanta mediocrità. C'è un fotoromanzone ad alto tasso sentimentale e con la costante drammatica della malattia e della morte in perenne sottinteso, certo fotografato (Marcello Gatti) ed inquadrato, costruito con cura e curiosità per un'ambientazione unica al mondo come quella della città di Venezia. Salerno non sfigura, insomma, al suo esordio dietro la macchina da presa, nè cede alla tentazione del cameo o del protagonismo registico; scrive anche la storia, insieme a Giuseppe Berto, e lascia tutto il dovuto spazio alla coppia di protagonisti, che ad esser sinceri è un po' scialba. La Bolkan non recita male: semplicemente, mantiene costante la sua espressione per tutto il film (e questa è una caratteristica che le apparterrà un po' in tutta la sua carriera); inspiegabile il David attribuitole per questa interpretazione. Curiosamente Salerno nei suoi futuri due film dirigerà ancora, separatamente, i protagonisti di questo debutto: in Cari genitori (1973) la Bolkan, in Eutanasia di un amore (1978) Musante. 5/10.
La malattia terminale spinge un musicista classico a contattare l'ex moglie; nella città del loro passato amore, Venezia, i due rivivranno la loro storia.
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