Regia di Vincenzo Alfieri vedi scheda film
Apprezzabile tentativo di proporre un qualcosa di diverso nel cupo panorama del cinema italiano attuale. Non tutto funziona al meglio, ma globalmente il film si fa apprezzare, forte anche di buone interpretazioni di tutto il cast, un superbo De Luigi su tutti.
Dopo aver fatto le prove generali con I Peggiori (film non esattamente riuscitissimo), Vincenzo Alfieri alza il tiro, migliora la scrittura e sfrutta un casting molto più ambizioso per proporre un secondo lavoro che, per quanto imperfetto nella sua globalità, finisce per forza di cose per spiccare nel grigio panorama del cinema italiano.
Partendo (liberamente, visto che viene cambiata la data dell'evento) da un reale fatto di cronaca, viene costruito un noir cupo decisamente insolito per il cinema italiano attuale. Proprio questo volersi staccare da un tipo di cinema troppo omologato e poco coraggioso rappresenta la caratteristica più interessante de Gli uomini d'oro, anche per il semplice fatto di riuscire a dare agli attori coinvolti un modo nuovo di esprimersi, dimostrando di come questi siano più che capaci di interpretare qualcosa di diverso dal solito personaggio stereotipato e senza ambizioni che trovano puntualmente nelle tipiche produzioni italiane.
Già, perché il problema del cinema italiano attuale non è certo imputabile agli attori, o perlomeno non soltanto a loro: gli attori scarsi che diventano popolari ben oltre i loro meriti ci sono stati anche nel periodo d'oro del cinema italiano e si trovano facilmente anche nel cinema internazionale (quanti ce ne sono a Hollywood?). Il vero problema di fondo però sta a monte, nella mancanza di idee, nella mancanza di ambizioni, nella mancanza di coraggio che caratterizzano ormai da decenni questo cinema.
E questo film lo dimostra, perché tutti gli attori (persino Giampaolo Morelli, che pure con i Manetti Bros aveva legato il proprio nome a qualcosa di diverso per il panorama italiano) trovano un ruolo e un linguaggio più alto e rispondono con delle interpretazioni decisamente soddisfacenti.
Così si crea un filo doppio parallelo: gli attori sfruttano una scrittura più particolare e lo stesso Alfieri sfrutta il succitato casting più ambizioso, due circostanze che portano buona vena al film.
Su tutti spicca chiaramente un nome, quello di Fabio De Luigi, che dimostra in questo ruolo quanto personalmente abbia sempre pensato, ovvero che a livello di talento e di bravura non fosse poi così inferiore ai mostri sacri storici del cinema italiano. Finora lo si era appurato davvero raramente, visto che solitamente s'è trovato a lavorare con copioni mediocri e quasi sempre in film insalvabili, ma qui De Luigi dimostra che non è solo attore adatto a ruoli da bonaccione da commedia, perché regala qui una prova straordinariamente intensa e drammatica.
Una grandissima prova d'attore che impreziosisce ulteriormente un film in cui chiaramente non tutto fila liscio, ci sono diversi inceppi nella storia e non tutto è messo in scena in modo convincente. Resta però un film globalmente apprezzabile, non fosse altro per il tentativo di staccarsi dalla spenta omogeneità attuale. Le atmosfere da noir sono ben riportate, forse ci voleva un po' più di originalità nell'affrontare il genere ma il film sicuramente intriga e interessa per tutta la sua durata. Vedremo se in futuro Alfieri riuscirà ad affinare ulteriormente il proprio operato, se riuscirà a ripetere questo che resta un lavoro sicuramente interessante.
Voto: 7
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