Un film tossico, islandese e inquietantemente gelido come la terra che lo ospita e produce. La storia di due fratelli che si distinguono per vite diverse; uno avvocato di grido, l'altro spacciatore. Quello che li lega? Una madre tossicodipendente.
Vultures di Borkur Sigborsson
Un film tossico, islandese e inquietantemente gelido come la terra che lo ospita e produce. La storia di due fratelli che si distinguono per vite diverse; uno avvocato di grido, l'altro spacciatore. Quello che li lega? Una madre tossicodipendente.
Tra i film in concorso al 36 TORINO film festival, questo è indubbiamente uno dei più potenti e ben orchestrati, nonostanti evidenti ingenuità. Due fratelli decidono di usare una giovane donna polacca per trasportare ovuli di cocaina facendoglieli ingerire.
Erik e Atli sono infatti due fratelli islandesi tra loro molto diversi. Ogni differenza svanisce nel momento in cui i due decidono di contrabbandare cocaina in Islanda ricorrendo a ovuli ingeriti da una giovane "mula" polacca, Sofia. Le cose, però, non vanno come dovrebbero. La polizia sulle loro tracce, e la giovane sta malissimo. Tra vomito e sangue, siringhe e dissenteria, il film non è adatto ai fragili di stomaco.
Con la droga ancora lontana dal raggiungere i suoi destinatari, essendosi ben adattata nell'intestino della giovane e il tempo che stringe, i due fratelli apriranno diversità caratteriali importanti nel finale in una lotta al più forte e a chi deve disporre del sacrificio e chi tocca subirlo.
Domande
PRIMO. Ma una giovane che ingerisce 25 ovuli di cocaina dopo aver vomitato 4 giorni, sputato sangue e defecato, dopo aver subito uno strozzamento al collo, dopo che le hanno tagliato profondmente la pancia, può fisicamente riuscire a sopravvivere? O il film vira all'horrror senza che io realizzassi, o hanno un pò esagerato in sceneggiatura.
SECONDO. Ma due che orchestrano una cosa del genere non mantengono dei contatti con un medico della serie, prevenire è meglio che curare, avendo anche una madre dipendente?
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