Regia di Josh Cooley vedi scheda film
Incensare la Pixar oramai sembra diventato d'obbligo o quasi, visto che ogni loro film viene ricoperto di critiche positive da parte della critica americana evidentemente a corto di nozioni sui veri capolavori del cinema d'animazione come i film di Oshii, Takahata o Kon tanto per fare tre nomi. È anche vero comunque, che le pellicole della Pixar hanno dalla loro delle sceneggiature abbastanza superiori rispetto alla media dei blockbuster americani, quindi per una critica ed un pubblico a corto di film di qualità, l'errore di considerare la Pixar uno studio che produce solo capolavori, è un errore, anche perché nonostante la qualità dei loro film, ad oggi solo Wall-E di Andrew Stanton può fregiarsi del riconoscimento massimo che inizia con la lettera "C".
Dopo l'ottima conclusione di Toy Story 3, fare un seguito era un qualcosa da folli, eppure con Toy Story 4, nonostante non si raggiungano le vette della precedente pellicola, comunque si pongono in essere taluni dilemmi lasciati sottaciuti in precedenza, per metterli come vero e proprio fulcro tematico di questa saga giunta al quarto lungometraggio.
Il focus dai bambini si sposta sui giocattoli, uno in particolare; il nostro Woody, corroso dalla nostalgia verso Andy poiché la nuova padroncina Bonnie, sembra preferirgli altri giocattoli.
Quindi in Toy Story 4 abbiamo un punto di vista inedito, siamo Woody e questa cosa lascia un po' spiazzati, poiché l'identificazione per lo spettatore risulta essere molto più difficile questa volta.
Nonostante ciò, Woody assurge a sorta di figura Fordiana, uno sceriffo che dopo anni e anni ha sviluppato una auto-coscienza (voce interiore), che gli cobsente di mettere da parte totalmente l'interesse personale, per diventare una sorta di paladino della comunità di giocattoli, arrivando a sacrificare molte cose durante lo sviluppo della pellicola.
Preso dal badare a Forky, giocattolo creato da Bonnie con gli scarti della spazzatura, il quale continuamente vuole buttarsi nel secchio dell'immondizia poiché non si auto-riconosce come giocattolo (una chiara metafora dei transessuali) e il ritorno della vecchia fiamma Bo Peep, pastorella di ceramica con le sue tre pecorelle, che adesso vive in un Luna Park come giocattolo smarrito, conducendo una vita emancipata e totalmente indipendente (dovrebbe essere l'elemento femminista del film tale giocattolo secondo la critica, però io non ho notato nulla del genere, forse perché inserito in modo naturale e non come corpo estraneo al racconto).
La scelta di cosa voler essere è il perno tematico di questo film; Forky è spazzatura o un giocattolo? Woody appartiene a Bonnie o è per forza legato ad Andy?
Bo Peep è ugualmente giocattolo se appartiene ad un bambino o la sua funzione viene meno se ciò non sussiste?
Scegliere ed appartenere sono i dilemmi del film, non a caso saggiamente non si è scelto di optare per un'antagonista vero e proprio, ma il regista Josh Cooley, sfrutta la bambola Gabby Gabby, giocattolo di un negozio di antiquariato con il meccanismo vocale fuori uso e per questo mai comprata da nessuno; per rafforzare il nucleo tematico della pellicola, poiché la bambola Gabby Gabby è diventata sempre più paranoica per via della mancanza d'amore di una proprietaria nei suoi confronti. Tutti vogliamo l'affetto e l'amore di qualcuno, senza averlo mai sperimentato siamo condannati ad una sorta di tristezza infinita.
Arrivati al quarto film, indubbiamente la scrittura delle parti di raccordo risulta essere pigra e manca fantasia nel mettere in scena in modo originale i giocattoli rapportati alle costruzioni gigantesche del mondo umano (dopo l'asilo Sunnyside di Toy Story 3 era impossibile, la Pixar avrebbe dovuto gestire diversamente il tutto). Essendo un film Woody-centrico, purtroppo tutti gli altri giocattoli sono tenuti sullo sfondo, alcuni sono mere comparse, altri invece molto sottosfruttati (vedere Buzz ridotto oramai a sforna-gag ripetitive e stantie con la solfa della voce interiore), così il finale risulta troppo affrettato e parzialmente inespresso nella carica emotiva (Jessie messa in panchina è stato un grande errore, poteva essere il contraltare di Bo Peep, ed aggiungere più sofferenza alla scelta finale di Woody).
Critiche ultra positive ed incassi che eguagliano il terzo capitolo danno ancora una volta ragione alla Pixar. Sarebbe totalmente inutile proseguire visto che tra l'altro oramai al giorno d'oggi i bambini non giocano più con i giocattoli, ma sfruttano i videogiochi, il PC ed il cellullare per divertirsi e quindi un seguito sarebbe anacronistico (lo sarebbe stato pure questo, se non lo avessero sfruttato saggiamente come film per rispondere ad alcune questioni di fondo dei precedenti film). In poche parole un seguito non inutile, inferiore nettamente al terzo film, ma fortunatamente un buon film.
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