Regia di John Old (Mario Bava) vedi scheda film
Un Mario Bava decisamente minore, poco incline ad appassionare e senza quell'autoironia esplicita di altri suoi progetti, sua arma di fronte a soggetti e sceneggiature che non amava. In questo caso anche lo script è suo, firmato, come la regia, con lo pseudonimo di John Hold, ma alla lunga le situazioni si rivelano molto scontate e la trama procede lentamente. Si apprezza in ogni caso il sapore di artigianato che, come sempre in Bava, pervade la pellicola al 100% "fatta in casa". La grandezza del regista che adoriamo sta comunque nella sua capacità di cavarsela con poco, nella sua modestia e nell'inesauribile scorta di idee "tecniche" e espressive che gli hanno permesso di inventare generi e superare enormi problemi economici, influenzando registi come David Lynch, Tim Burton, Martin Scorsese o Federico Fellini. Cameron Mitchell e Giacomo Rossi Stuart sono volti noti del filone e contribuiscono a rendere il film perlomeno simpatico, nonostante la mediocrità.
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