Regia di Franco Giraldi vedi scheda film
La trasposizione preferita dallo stesso Soldati di un suo racconto o romanzo, pare anche più delle proprie, seppure questa la considerasse tale sua al pari della regia del sempre sottostimato a parecchio dimenticato ma anche piuttosto diseguale, Franco Giraldi.
Rimane un titolo di riferimento soprattutto oggi, per riscoprire uno dei più grandi, versatili e completi attori italiani, che ha fatto praticamente tutto, dall"'alto" al "basso", dalla commedia al comico al drammatico, alla tragedia scespiriana a teatro, all'essere un Re mida della commedia cochòn come "scurreggiona", all'italiana, ai più famosi e di successo sceneggiati dell"'epoca d'oro: Renzo Montagnani.
E per rimarcare se ce ne fosse il bisogno, l'enorme cieca protervia e ottusità dei critici all'italiana, i soliti parrucconi cariatidi e "professorini di sinistra", che proprio in quegli anni lo facevano bersaglio di epiteti tipo "attore da bordello", e addirittura "pornodivo", o "magnaccia della recitazione". Solo perché tra una commedia scollacciata e l'altra(fatte per motivi anche economici e personali, in un anno soltanto fece ben 14 film tra cinema e tv) una infinita tournée teatrale di prosa e l'altra, non disdegnava di cimentarsi con i generi popolari ma che riempivano le sale, rispetto magari alle mattonate di "contenuto" che tanto piacevano ai critici dei soliti giornaloni o di quello comunisti come Paese Sera e L'Unità, che però non andavano a vedere nessuno.
Questo invece fu il film con cui Montagnani vinse il David di Donatello, primo vero per lui riconoscimento cinematografico, ma che ciononostante non ebbe adeguata visibilità nè al cinema nè nella TV per cui venne concepito come produzione RaiTV con France 3(distribuito e programmato nel 1981 una sola volta una per molto tempo, e due anni dopo la effettiva realizzazione), andrebbe appunto rivisto solo per capire le qualità anche di dizione e abilità nell'impostazione vocale e gestuale da grande doppiatore quale era. L'aderenza nel riprodurre una cadenza regionalistica del nord, quale non era la sua, il tutto nel personaggio di Romualdi.
Tale da stabilire una ottima dualità recitativa con il co-protagonista Jean- Pierre Cassel(doppiato da Adalberto Maria Merli), che nella sua altezzosita di personaggio, e attività manipolatoria sul povero ma non così inconsapevole e disarmato Romualdi, quasi rappresenta la nemesi cinematografica dei critici altezzosi e tromboni(ucci), di cui sopra. Bella come sempre da sturbo Senta Berger in una apparizione disincantata e ormai solo calcolatrice, ma è soprattutto Vittorio Sanipoli nella parte dell'impresario e colui che fa scaturire la narrazione intradiegetica nel film, peraltro in una delle sue ultime apparizioni, a scaldare i cuori di ogni appassionato del cinema italiano di venti e trent'anni prima. Bella e curata la scelta dell'ambientazione appenninica, la confezione tecnica in ogni comparto, a cominciare da Bacalov come dimenticarlo, e i suoi arrangiamenti verdiani.
Piccola parte per una delle "reginette" di Playmen e GinFizz/Blitz, Adriana Russo.
John Nada
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