Regia di James Cameron vedi scheda film
VOTO 8 Difficile non commuoversi, impossibile ignorarlo. Si inizia con il relitto come protagonista per finire con Rose: un avvenimento di morte si trasforma in un inno alla vita. Catartico e ipnotico il Titanic di Cameron vira deciso verso il melodramma
1997-2017.
Perché Titanic ancora?
Perché è un punto fermo della Hollywood e dell'immaginario popolare dei '90, sia per chi lo ha amato o lo ha detestato. All'epoca rimasi sorpreso dalle doti melodrammatiche di Cameron (dopo True Lies poi...) ignorando i semi mèlo dei suoi Terminator dove il metallo, il destino, le passioni e la morte agganciavano lo spettatore con un potente legame empatico. La maturazione di questi elementi esplode magnificamente e in Titanic c'è tutto quello che serve per lasciarsi andare: gli stereotipi, i sogni, le lacrime, gli attori, la fine nota... E allora se bisogna piangere, piangiamo! Diviso in due parti uguali di creazione del dramma e tragedia finale, il regista congela una storia risaputa utilizzando uno schema collaudato ma rischioso e i rischi erano tanti, troppi, ma il mestiere, il coraggio, la qualità dell'insieme alla fine hanno elevato l'opera molto di più rispetto al 'giocattolone' Avatar. Siamo consapevoli dove andremo a finire e per questo siamo vulnerabili, questo è lo start, poi a poco a poco lavorati ai fianchi ci immedesimiamo nell'eroina, sotto la guida di Jack (il regista con il suo messaggio) e nella furia catartica della sciagura cadiamo nella 'trappola' mélo sulle esistenze, sul tempo, sulla voglia di essere amati e di amarsi. Dalla morte nasce l'amore, attraverso la lotta, nel buio la società si sgretola lasciando incredibilmente l'individuo solo. Il Titanic non è il punto d'arrivo è il mezzo, è Rose il faro di Cameron (ancora una donna dopo Ripley, Sarah e le altre), i suoi occhi, la sua evoluzione, il suo saper 'ricevere'. E le note indimenticabili di Horner fanno il resto...
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