Regia di James Cameron vedi scheda film
Difficile rendere leggendario ciò che è già leggenda. "Titanic" è il film romantico-drammatico per antonomasia, Jack e Rose incarnano l'amore più di ogni altra coppia cinematografica eppure, James Cameron, riesce nell'intento di incantarci e stupirci ancora una volta, a quindici anni di distanza, nonostante sequenze, battute e finale impressi nella memoria, indelebili.
Fermamente contraria a questa conversione del kolossal nel commerciale formato 3D, tanto caro al buon vecchio Cameron che di denaro ha sempre troppa sete, confesso che, in principio quando la notizia di questo ritorno al "Titanic" cominciò a circolare, avevo pensato di boicottare la visione al cinema ma come si fa a rinunciare alla visione di questo film, il mio (e non di pochi) preferito, li dove non ho mai avuto occasione di vederlo? Come si fa a rinunciare a rivedere, in tre dimensioni, il mio mito (Leo DiCaprio) che già in due dimensioni rende bene? Dopo aver scosso numerose volte la testa in segno di diniego ad entrambe le domande, in un freddo martedì pomeriggio, mi sono rifugiata nella sala maggiore, del multiplex della mia città, completamente vuota (fatto salvo per cinque occupanti, me e i miei due accompagnatori compresi) e, munita di appositi occhialini, mi sono immersa nella visione del film dei film per l'ennesima (e non ultima) volta (nonostante l'eterna durata è uno dei pochi film che riguardo sempre con piacere) con la piena convinzione di riuscire ormai a trattenere le lacrime (avendo testato il mio meccanismo lacrimatorio nelle ultime non-lacrimate visioni). Muro di convinzione, che credevo (o speravo) solido, comincia a creparsi già dai primi minuti, all'apparire di quel mare scuro che sembra inondare l'intimità della sala buia e deserta che mi circonda, poi il titolo si staglia nell'aria e sovrasta l'oscurità e gli occhi si inumidiscono, il muro vacilla, ma io resisto!
Mi lascio avvolgere dal sole di quel 10 aprile 1912, dall'immensità di quella nave, dalla classe di Kate Winslet, dalla stupefacente bellezza di Leo DiCaprio e dalla sua, mai troppa ostentata, bravura, il tutto reso ancora più straodinario da un 3D non invasivo ma qualificativo che mette in risalto quei piccoli particolari che rendono un film, capolavoro.
E sembra davvero di essere li. Sembra di sentire il vento che ti scompiglia i capelli quando Leo sale sulla ringhiera per gridare il suo destino, sembra di sentire il calore del bacio più famoso e "copiato" al mondo, di incrociare lo sguardo di Jack che ritrae la sua Rose, di sentire il tremito dell'impatto con l'iceberg e il freddo dell'acqua che avvolge i corpi e quello che avvolge l'anima quando quei corpi senza vita galleggiano nell'oceano che circonda di morte. E allora il muro si sgretola e le lacrime scendono come pioggia (e mi accorgo di aver scordato i fazzoletti) e tutto ciò che sembrava perduto e lontano ritorna più forte di prima, un dolore assurdo comprime lo stomaco e attanaglia il respiro, peggio di prima, Rose stà dicendo addio al suo Jack e io piango perchè so che lui appartiene anche a me.
"Titanic" è in noi. Vi è entrato la prima volta che per lui abbiamo pianto, credevamo di averlo scacciato ma si era solo assopito, ora si è risvegliato e anche se poi tornerà a dormire, dentro di noi sentiremo sempre il suoi profondo respiro.
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