Regia di James Cameron vedi scheda film
"Servirebbe una scialuppa per salvarsi dai luoghi comuni".
"Titanic" (1997) è un tipico disaster movie hollywoodiano firmato da James Cameron e dotato di un cast molto efficiente: Billy Zane, Frances Fischer (moglie di Clint Eastwood), Katy Beates, Leonardo DiCaprio, Kate Winslet, Eric Braeden (Victor Newman di "Febbre d'Amore", in un cammeo).
L'ambizione che Cameron mise nella realizzazione dell'opera eguaglia, né più né meno, quella del suo ingegnere navale ed è tutta racchiusa, emblematicamente, nel titolo "titanico" che battezza il film ed il mezzo di trasporto insieme.
Ecco, quindi, che la perfezione si stende come un lunghissimo tappeto rosso ai piedi dello spettatore, tra la magnificenza dei costumi d'epoca e l'arredamento delle cabine e della lobby, sino a giungere ad effetti speciali da togliere il fiato e ad un'impeccabile fotografia.
Ancor più suggestiva della catastrofe in sé ne risulterà il dopo, quando, sotto un cielo muto e stellato ed immersi in un innaturale silenzio, i naufraghi stremati congelano a pelo d'acqua in attesa del salvataggio tardivo.
Eppure la ricetta non mi convince. La tragedia è annunciata e accadrà da un momento all'altro: anche se non busserà agli oblò allo scoccare della mezzanotte di un Capodanno come ne "L'Avventura del Poseidon" del 1972, sintomatica ne sarà la comparsa di un iceberg minaccioso che darà inizio al disastro, introducendo così alla seconda parte del film.
Ma proprio di punta dell'iceberg si tratta, perché tutto il resto è immerso in un'oceanica messa in scena che ruota attorno a Jack and Rose e alla loro storia strappalacrime, a bordo di una nave di luoghi comuni. Così, la storia di un tragico avvenimento realmente accaduto e risaputo lascia inspiegabilmente per troppo tempo il palco a due amanti non molto dissimili da un Montecchi e da una Capuleti già promessa sposa d'un altro, che non può che essere cattivo ed antipatico a tutti costi.
Personaggi di stoppa, quindi, e incredibilmente unidimensionali, limitati e uguali a se stessi persino durante la sciagura ove, al momento di mettere le chiappe in salvo, la donna classista rifiuta di mescolarsi al personale di servizio ed il giovane perfido non perde un colpo nel dimostrare la propria cagneria. Leo DiCaprio esagera nel suo intento eroico, sferrando pugni a destra e a manca per proteggere la sua bella, non mostrando un attimo di cedimento umano e, senza titolo alcuno, auto proclamandosi capo rivoluzionario dei proletari della 3a classe.
Non mancano alla carrettata il capitano coraggioso, lo scacciacani a servizio del potente, la borghesia che accetta di morire con indosso il vestito migliore e persino un guarda-scialuppe corrotto e di stampo vagamente nazista che spara ai declassati per garantire la salvezza ai soli passeggeri di un certo tenore sociale, operando una selezione da campo di concentramento.
In un viaggio destinato ad una fine sicura, troppi sono i gusti che Cameron vuole soddisfare. Egli accalappia il cuore dei teenager con la tenera liaison giovanile, carica l'attesa preannunciando faville per gli amanti delle scene catastrofiche, chiama a sé i nostalgici e gli storici, tutti dominati dalla curiosità di osservare quanto questo suo mastodontico racconto sia fedele ai fatti realmente accaduto e stuzzica la storia creandone varianti per bocca di una sopravvissuta.
Diversivi in parte anche comprensibili, visto che il genere in cui ci si muove era già sufficientemente saturato da altri film su altri, simili mezzi di trasporto e dai virtuosismi aviari dei quattro memorabili "Airport" (1970-1975-1977-1980). Ma a parer mio il troppo stroppia e alla fine il solo motivo per cui s'invoca una scialuppa è per fuggire da un bastimento che affonda perché carico di ovvietà e inverosimiglianze. Unici, autentici abissi in cui si rischia veramente di affogare.
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