Regia di Martin Scorsese vedi scheda film
Due generazioni di attori a confronto per un film sul gioco d’azzardo e sul valore del riscatto. “Il colore dei soldi” è un cult moderno impostosi soprattutto per via di un cast formato dall’ascendente Tom Cruise e dal divo consumato dagli anni Paul Newmann, alle prese con il biliardo d’azzardo e clandestino, attorno a cui girano vicende personali e finanziarie senza soluzione di continuità. Un film piuttosto monocorde, senza picchi, ma senza nemmeno troppi punti negativi. Un compitino che Martin Scorsese svolge con diligenza lasciando duellare a colpi di sciabola il divo di “Top Gun” e quello di “Butch Cassidy”. La realtà è probabilmente che ci fosse poco da dire su una vicenda già raccontata un quarto di secolo prima da Robert Rossen ne “Lo spaccone”, di cui questo film vuole essere l’evoluzione, se non un vero e proprio sequel.
Il film è un “Conte Max” che ha preso una strada sbagliata. Come sbagliata è l’interpretazione di Cruise, che dimostra come gli onori ottenuti coi precedenti film siano stati forse eccessivi. Troppo prepotente e fisica la sua interpretazione, molto a suo agio con mossette e sberleffi; troppo stridente (ma forse era uno degli obiettivi del film) il contrasto col silente campione in declino interpretato da Newman. Uno dei rari casi in cui personaggi e attori, per stile, formazione ed interpretazione risultano decisamente credibili perché semplicemente se stessi. Tuttavia si assiste nel complesso ad una sorta di western in cui si dividono la stessa inquadratura l’Eastwood serafico di Leone e lo Jamie Foxx vendicativo di Tarantino. Uno stridere continuo che a qualcuno piace. Non a chi cerca nel cinema una sceneggiatura coerente e dignitosa.
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