Trama
Tutto comincia per il padre quando aveva quindici anni e dalla finestra vede il corpo a terra di un operaio ucciso dalla polizia. È allora che decide di entrare nel partito comunista, un ideale a cui rimarrà fedele tutta la vita. La storia la racconta anni dopo in un programma televisivo: l'uomo è Klaus Gysi (1912-1999), nome di punta sulla scena politica della Ddr, combattente nella Resistenza, editore, Ministro della cultura, ambasciatore a Roma. A "osservarlo", fuoricampo, è suo figlio, il regista, Andreas Goldstein in una "investigazione" che dal rapporto padre-figlio si allarga ad altro. Chi è quest'uomo che il regista non ha mai conosciuto, sempre lontano, assorbito dalla carriera? In casa le tracce del padre si perdono, la sua unica presenza è quella pubblica: è lì che teorizza, l'ambizione di un ordine sociale in cui "spirito e potere sono in perfetto accordo". Nei ricordi del figlio però c'è qualcuno che usava il potere con arroganza, e che del nazismo non gli aveva parlato mai. Nello spazio vuoto tra intimità (negata) e immagine pubblica, Goldstein interroga la storia tedesca del Novecento: nazismo, dopoguerra, Muro, riunificazione per illuminare quei passaggi che le versioni ufficiali hanno messo da parte.
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