Regia di Simone Godano vedi scheda film
Vacanze estive congiunte per le famiglie Petagna e Castelvecchio; i due capofamiglia, Carlo e Tony, sulla cinquantina, fanno il grande annuncio: si amano, all’insaputa di tutti, e hanno intenzione di sposarsi.
Psicodramma in famiglia, moltiplicato per due ed elevato all’ennesima potenza con l’aggiunta di quell’ingrediente X che tanto affascina il cinema – gli sceneggiatori, i produttori, i registi, ma soprattutto il pubblico – italiano di questi anni: l’omosessualità, però quella maschile, perché quella femminile oramai non fa più testo (se mai lo ha fatto); la formula di Croce e delizia è precisamente questa e non si trova granché altro dietro alla pellicola-opera seconda di Simone Godano a due anni di distanza dall’esordio dietro la macchina da presa con Moglie e marito (2017). Come nel debutto, Godano mette in scena una sceneggiatura di Giulia Louise Steigerwalt che parte da una situazione equivoca effettivamente banalotta per lasciar scaturire una spirale di conseguenze bene o male intuibili (ma assortite con indubbia originalità) fra malintesi, ripicche, prese di distanza e riavvicinamenti fino all’inevitabile happy end; a differenza dallo scanzonato Moglie e marito, però, qui il copione ha buona cura delle psicologie dei personaggi eppure arriva a colpire meno in profondità, proponendosi come ‘commedia scorretta’ con evidente morale e avendo quindi obiettivi artistici più alti – e solamente sfiorati – rispetto al primo film. Fra gli interpreti Fabrizio Bentivoglio, Alessandro Gassman, Jasmine Trinca, Anna Galiena e Filippo Scicchitano; la scena più azzeccata è senza dubbio quella musicale – il prefinale – con il commento affidato (ma è davvero la prima volta che qualcuno ci pensa? Eppure sembra un pezzo scritto apposta per il cinema) a Torna a casa dei Måneskin. 4/10.
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