Regia di Ivano De Matteo vedi scheda film
Una famiglia alto-borghese, un poliziotto, un medico, un prete. In pubblico esibiscono il loro lato migliore; in privato, singolarmente o insieme a pochi altri, mostrano come sono in realtà. Giorgio, il capofamiglia, tradisce la moglie e si diverte facendo bracconaggio con armi che non può possedere, insieme al suo amico Commissario Panti, coinvolto anche in giri di malaffare; il Dottor De Santis lucra sulle discutibili prestazioni sanitarie offerte agli anziani; Don Carlo s'intrattiene con le parrocchiane, tra le quali la moglie di Giorgio, Diletta. Queste vicende personali devono rimanere segrete; pertanto, nel momento in cui il velo di finta rispettabilità di cui si ammantano rischia di essere sollevato dal verificarsi di una tragedia - il ferimento da parte di Diletta, che gli spara nella schiena, di un ragazzo rumeno, figlio della badante che cura l'anziana Miranda, decana della famiglia, introdottosi nella villa padronale per tener compagnia alla figlia, adolescente e disturbata, della coppia - essi non solo non pongono riparo, lasciando morire il giovane ferito, ma s'impegnano affinchè la mamma del giovane non denunzi i fatti. Ivano De Matteo crea per il suo dramma personaggi l'uno peggiore dell'altro. La caratterizzazione non riesce al meglio, sono tutti, nella loro sgradevolezza, molto stereotipati. Ritengo che la migliore interpretazione sia, per trucco ed espressività, quella di Cristina Flutur nelle vesti di Sonia, la mamma del giovane rumeno, un personaggio tragico, perchè ha riposto la massima fiducia negli individui che prima le uccidono un figlio, e poi la costringono, con blandizie e minacce, a rinunciare alla giustizia. Tra gli altri attori, ho apprezzato Michela Cescon nei panni di Diletta, classica donna che vive per la salvaguardia delle apparenze, corrosa fino ad un certo punto da psicopatie e paranoie, e, da lì in avanti, animata da malafede. Grazie alla loro forza, che è quella del denaro, del potere e della (finta) rispettabilità, ottengono di farla franca; del resto, chi crederebbe che il ragazzo rumeno non era in quella grande casa per rubare, e che la padrona non abbia sparato per difendersi ? Questo film mi ha ricordato "Il Capitale Umano" di Virzì, e, per alcuni elementi, anche un fatto di cronaca verificatosi nei pressi di Roma nel 2015, dai contorni ancora fumosi. Ivano De Matteo non salva nessuno, della "buona società"; i suoi personaggi sono ipocriti, egoisti, paranoici, vigliacchi, incapaci di assumersi una responsabilità. Impossibile non provare forte antipatia per loro, e non rimanere colpiti dall'epilogo che il regista sceglie per questo dramma. Nonostante un largo uso di stereotipi e qualche buco nella sceneggiatura (esempio, la figlia di Diletta sembra particolarmente disinteressata alla sorte dell'amico rumeno) il film mi ha coinvolto ed appassionato.
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